Foti sull’arresto di Caruso: “Chiediamo scusa alla città, ma siamo anche noi parte offesa”

26 Giugno 2019 16:25

Il gruppo consiliare e lo Stato maggiore di Fratelli d’Italia a Piacenza, con in testa il parlamentare Tommaso Foti, sono intervenuti sull’arresto per ‘ndrangheta del presidente del consiglio comunale di Piacenza,Giuseppe Caruso. Foti, con voce inizialmente rotta della emozione, ha affermato: “Voglio dire subito che, come movimento politico, ci scusiamo con la città di Piacenza, che non meritava prime pagine e la ribalta nazionale per una vicenda di questo tipo. In secondo luogo mi scuso con il sindaco, i partiti e i movimenti della coalizione perché non meritano quanto accaduto. Aggiungo con serenità che ieri non sono intervenuto per due ragioni: lo aveva già fatto il nostro segretario Giorgia Meloni, la più autorevole, e in secondo luogo perché non sono abituato a scappare. Tuttavia, sentivo su di me una responsabilità sotto il profilo politico e non mi pareva giusto mandare un comunicato. Inoltre – aggiunge Foti –  l’accostamento con la mia persona è una mascalzonata, anche all’interno della diatriba politica. Io non ho mai avuto un problema di qualsiasi tipo con la giustizia. Tutti noi siamo parte offesa“.

Il parlamentare di Fratelli d’Italia ha poi proseguito: “A fronte di un’indagine puntuale e seria, minuziosa e con riscontri documentali che andranno verificati nel dibattimento processuale, il procuratore di Bologna ha escluso un coinvolgimento del partito e della amministrazione. Avrei dato tutto per evitare che una situazione simile si verificasse. Caruso merita la possibilità di difendersi, ma noi siamo garantisti con gli avversari e intransigenti con i nostri. Lasciamo al processo l’esito della vicenda, ma per chi frequenta Fratelli d’Italia non può permettersi neppure una cena con persone così. Ho sentito dire – ha rincarato – che non si poteva non sapere: noi tutti ribadiamo che non ci saremmo mai immaginati di trovarci in questa situazione. Ci sono stati scaricati camion di guano addosso, che fanno più male perché abbiamo sempre, io per primo, cercato di aprire la nostra comunità a volti nuovi. Tanto che io mi sono sempre dimesso, anche recentemente dal consiglio comunale, per aprire il partito a nuovi spazi elettorali. Se fosse capitata questa vicenda con un nuova entrata potevamo essere accusati di essere superficiali, ma in questo caso siamo come i mariti traditi, ossia gli ultimi a saperlo. E ovviamente, prima di candidare Caruso, come tutti gli altri, abbiamo effettuato tutte le verifiche, compresi i certificati penali e suo carichi pendenti. Nel 2015 Caruso non aveva cariche amministrative e non ha avuto incarichi o ruoli in Fratelli d’Italia. E’ diventato, nel 2017, consigliere comunale perché votato. Non è facile per me, come per chiunque ha avuto occasione di avere giuseppe Caruso al fianco, riconoscersi in alcune immagini. Mi dispiace non solo per la città, il sindaco e la coalizione, ma anche per Fratelli d’Italia e per me stesso. Non ce lo meritavamo. E chi dice di aver saputo tante cose al riguardo, avrebbe potuto riferircelo e lo avremmo ringraziato. Ricordando che nessuna di queste vicende, a cominciare dagli incontri, si è svolta a Piacenza. Nel fascicolo c’è scritto di una richiesta lecita a un esponente calabrese del Pd, ma se avessimo avuto certi rapporti sarebbe potuto venire da me. In queste 260 pagine non c’è una riga su Fratelli d’Italia o su Tommaso Foti”.

“Io non ho voluto a tutti i costi Caruso presidente del consiglio comunale – ha proseguito Foti nella conferenza stampa – , in pole position c’era Giancarlo Migli. Fu lui stesso a dirmi di comunicare a tutti la sua indisponibilità per ragioni professionali e personali. Usciti dall’ultima riunione di maggioranza in cui furono definiti gli assetti, avevamo due assessori. Poi mi fu proposto di rinunciare a uno in cambio della presidenza. Io andai un po’ in difficoltà, chiamai un altro gruppo per offrire a loro la stessa presidenza, ma dissero no. Io mi chiamai fuori da tutto, per gli allora impegni come consigliere regionale. Adottammo criterio di esperienza e voti, dopo la rinuncia di Migli. E comunque la vicenda avrebbe riguardato un consigliere comunale. Ma resta una amarezza enorme per una vicenda che mai ci saremmo attesi, molto dolorosa. Anche sotto il profilo umano, perché la politica è fatta di persone e francamente immaginate come ci possiamo sentire tutti noi, molti dei quali erano con lui in aula poche ore prima dell’arresto. Ma se qualcuno pensa o si illude di metterci fuori gioco, risparmi la fatica. La nostra è la cultura della legalità e dell’ordine, di chi ha votato Paolo Borsellino Presidente della Repubblica. L’aggressione politica di oggi non troverà gente che porge l’altra guancia. Chi chiede l’ispezione antimafia in Comune, o le dimissioni dell’amministrazione o accusa il sindaco di poca vigilanza ricordi le parole del procuratore di Bologna sul fatto che l’amministrazione non è minimamente coinvolta. E ricordo che Patrizia Barbieri da sindaco di Castelvetro fece partire l’indagine per le infiltrazioni nella sua zona. La mattina prima del consiglio comunale con le nomine io ho chiamato Erika Opizzi e Giuseppe Caruso e a loro ho detto, dicendo che avrebbero potuto sbagliare qualche provvedimento o decisione, ma non da che parte stare. Sempre con lo Stato, mai con l’anti-Stato. Nell’interesse della comunità di Piacenza Caruso dovrebbe pensare a dimettersi da presidente e da consigliere. Al di là degli aspetti giudiziari, c’è una questione politica e amministrativa, in primis verso chi gli ha dato fiducia. Al di là dei risvolti penali, basta la fotografia con certe persone per essere incompatibile con ruoli pubblici. In ogni caso arriverà la sospensione”.

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