Asilo chiuso: “E’ peggio che se ci avessero detto di dover demolire casa nostra”

26 Luglio 2017 12:29

“Se ci avessero detto che avrebbero abbattuto casa nostra avremmo sofferto meno”. Sono le prime parole delle operatrici della cooperativa Oasi che avevano in gestione l’asilo nido di Borgotrebbia chiuso dal Comune, da un giorno all’altro, dopo che si è scoperto che il calcestruzzo utilizzato per costruirne le fondamenta era di pessima qualità.
Loro non ci stanno a buttare via 15 anni di lavoro e sacrifici spesi per far dare vita a un’eccellenza educativa del territorio. “Qui dentro abbiamo messo anima e corpo – hanno detto alle telecamere di Telelibertà. Per noi è un stato un vero choc dover lasciare l’edificio all’improvviso. Ringraziamo l’amministrazione per aver trovato una soluzione immediata, ma il nostro cuore resta qui e chiediamo che la struttura venga ricostruita in questo luogo”.
Per il prossimo anno scolastico i bimbi saranno spostati all’asilo di via Ottolenghi, in attesa di capire che destino avrà l’immobile di Borgotrebbia.

Il fabbricato risale a circa 60 anni fa, nato per ospitare gli uffici della fornace; è stato poi sede di un bar e di una Circoscrizione, prima che arrivasse l’asilo nido gestito da 7 donne che, per sistemarlo, hanno investito 100mila euro. Pochi giorni prima della chiusura le socie avevano organizzato un evento per festeggiare i 15 anni di attività a cui avevano preso parte anche ragazzi oggi ormai maggiorenni che hanno frequentato l’asilo, a testimonianza dell’affetto e gratitudine che li lega al personale.

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