Ai fratelli Colla il Cavallino d'oro. «Per noi, però, va a Maria Grazia»
Rottofreno, i titolari del caseificio ricordano l’incidente della sorella: «Dopo, venne fatta la rotonda»
Angela Zeppi
|16 ore fa

Romina Cattivelli, Roberto e Piero Colla, la sindaca Galvani - © Libertà/Massimo Bersani
Una vita che non conosce Natale né domeniche: è la dedizione a latte e formaggio. Ma molti altri impegni del caseificio “Paolo Colla” di Santimento sono stati premiati con il 19esimo “Cavallino d’oro” di Rottofreno. La sindaca Paola Galvani, commossa, legge le motivazioni al gremito salone parrocchiale di San Nicolò durante i festeggiamenti patronali. Nell’intervallo del concerto swing di Ambra Lo Faro vengono descritti l’amore per Santimento, la storia, l’innovazione, il nome del comune portato oltre i confini e il senso di appartenenza a un paesino che continua a essere grande nonostante l’ormai poca popolazione.
Il premio è stato caldeggiato in modo particolare dalla compaesana dei fratelli Colla, assessora Romina Cattivelli, che per la prima volta rappresenta Santimento nella giunta di Rottofreno. E qualche domanda a Roberto e Piero Colla, classe 1956 e 1966 rivela alcuni aspetti inediti.
A chi dedicate questo premio?
«All’intero paese di Santimento, certo. E ai nostri cinque dipendenti. Ma soprattutto a nostra sorella Maria Grazia, mancata a 57 anni. Era la responsabile amministrativa del caseificio. Quindici anni fa morì in un incidente d’auto all’incrocio fra via Bonina e la strada per Calendasco, un punto pericoloso, teatro di parecchi scontri. In seguito venne realizzata la rotonda».
Da quanto lavorate nel caseificio?
«Siamo nati lì. Nostro padre Paolo nel 1953 comprò all’asta il castello di Santimento con annesso caseificio. Ci trasferimmo da Roveleto di Cadeo. La nostra azienda era stata fondata dal bisnonno Giuseppe Colla a Parma nell’Ottocento. Da quando abbiamo memoria ci occupiamo del caseificio. Anche durante gli studi trascorrevamo in azienda il tempo libero. Appena diplomati siamo entrati a pieno regime».
Quali difficoltà pesano maggiormente?
«Non avere un giorno libero. Seguiamo le esigenze del bestiame che non conosce pause. Un sacrificio che spesso non viene remunerato in modo adeguato dai mercati».
Le innovazioni maggiori?
«Nel 1987 acquistammo lo spaccio di vendita Aurora a Gariga. Una bella vetrina. Nel 2006/2007 automatizzammo il caseificio ed entrammo in nuovi spazi. Bisogna sempre restare al passo coi tempi».
Un’eredità difficile mantenere alto il nome del vostro paesino dopo i trattori testa calda della Bubba.
«Ci proviamo. Adesso - sorridono - abbiamo il cavallino che non si muoverà più da Santimento».

