Nuovo ospedale: Pertite o Lusignani? Il sindaco: “Sbagliato il metodo”

11 Dicembre 2017 18:22

“Prima bisogna capire quali sono le necessità della città in termini sanitari, poi di conseguenza definire il modello di ospedale più adatto, e in ultimo l’area dove realizzarlo. E lo studio attuale che parte da due aree distinte ipotizzando due tipi di ospedale ben differenti tra loro non va in questa direzione ”.

E’ l’estrema sintesi dell’intervento del sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri in apertura di consiglio comunale, durate il quale ha esposto i dettagli dell’incontro del 5 dicembre scorso a Bologna e distribuito ai consiglieri la relazione tecnica del Gruppo di lavoro costituito dalla Regione Emilia Romagna e dall’Ausl per lo studio di pre-fattibilità del nuovo ospedale.

Relazione dalla quale emerge che per la Pertite la criticità è rappresentata dal possibile inquinamento del sottosuolo, ma che una bonifica costituirebbe per l’area «un punto di forza. Anche grazie alla disposizione planivolumetrica dei corpi di fabbrica. Per la caserma Lusignani, invece, il punto di criticità – secondo la relazione – è la superficie attualmente disponibile che detta vincoli alla progettazione. Quanto a ubicazione e raggiungibilità la relazione parla di posizioni praticamente uguali per entrambe le aree e i punti di criticità, o se si vuole di forza, sono tra loro complementari.

In merito alla Pertite, però Patrizia Barbieri si è detta sorpresa che fosse compresa nello studio di fattibilità presentato, oltre alla caserma Lusignani, in quanto sull’area grava già un giudizio espresso dai cittadini per una destinazione a parco pubblico.

Un altro elemento messo in discussione dal primo cittadino è relativo ai fondi messi a disposizione da Bologna. “Non è vero che la Regione si farà carico di tutte le spese – ha spiegato il sindaco – ma solamente di una parte”. E comunque a coronamento di un processo evolutivo che deve necessariamente partire dal modello sanitario, passando poi alla struttura necessaria per soddisfarlo, per arrivare all’area più idonea ad ospitarlo”. Un planning, ha spiegato, sulla falsariga di quello adottato a Cesena.

Critica anche in merito ai tempi: “Non è vero che il termine ultimo per dire un sì o un no alla Regione è il 21 dicembre – ha scandito la Barbieri –. I tempi sono ristretti, ma ci permettono di avviare un percorso partecipato nel quale coinvolgere l’amministrazione, il consiglio comunale e i rappresentanti dei comparti sanitari, sindacali e delle associazioni di categoria.

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