Traffico illecito di rifiuti ferrosi e furti, 34 misure cautelari. Blitz dei carabinieri nei campi nomadi. Minacce al sindaco di Caorso

15 Marzo 2019 08:01

“Se ci impedisci di fare le nostra attività alla discarica andiamo tutti a rubare, donna”. E’ la minaccia che il capo del campo nomadi di Caorso ha rivolto al sindaco del paese, Roberta Battaglia, direttamente nel suo ufficio in municipio, per farle capire di non intralciare le sue attività illecite di smaltimento illegale di materiali ferrosi. Quello delle minacce a pubblico ufficiale è soltanto uno dei capi di imputazione elevati all’uomo, un italiano di 52 anni arrestato nella maxi operazione dei carabinieri della Compagnia di Piacenza effettuata alle prime luci dell’alba di venerdì 15 marzo e che ha coinvolto oltre 100 carabinieri. L’uomo aveva anche prima cercato di corrompere e poi minacciato il funzionario incaricato del controllo della discarica.

L’operazione ha portato alla esecuzione di numerose perquisizioni e una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Piacenza su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 34 persone residenti per lo più del campo nomadi della città e della provincia – sinti di origine veneta – ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati, furti in abitazione, estorsione, truffa, ricettazione, riciclaggio, utilizzo fraudolento dei mezzi elettronici di pagamento, detenzione e porto abusivo di armi nonché detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

In particolare gli uomini partivano in squadra e ogni giorno “battevano” una zona della provincia, compiendo a raffica furti in abitazioni e cascine. Le donne, sempre in squadre, si occupavano di truffe e raggiri. Il materiare rubato veniva smistato dal capo e affidato alla rete di ricettatori. Le armi rubate, invece, venivano barattate in cambio di cocaina. I materiali pesanti venivano affidati alle ditte compiacenti di riciclaggio.

Delle 34 misure cautelari 23 sono in carcere e le restanti ai domiciliari o con obbligo di dimora. Si tratta di persone relativamente giovani, metà delle quali donne. Una sola persona è ancora latitante, ma i militari dell’Arma sono sulle sue tracce. Al termine delle operazioni si è reso necessario affidare 14 minori ai servizi sociali e case famiglia.

L’imponente indagine durata un anno e che ha ricostruito 5 anni di attività criminale, coordinata dal pubblico ministero Matteo Centini e condotta dai carabinieri Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, ha permesso di ricostruire il sistema con cui il gruppo criminale gestiva una florida attività dedita ai furti in abitazione, truffe ed estorsioni soprattutto ai danni di persone anziane, nonché presso cascine e aziende, e la successiva monetizzazione della refurtiva anche attraverso il canale dello smaltimento illecito di rifiuti ferrosi, avvalendosi della compiacenza di due ditte di trattamento dei rifiuti della provincia. Secondo una prima stima l’ammontare dei furti nell’ultimo anno nelle cascine e delle truffe, che colpivano in modo particolare gli anziani, è di circa 200mila euro. Resta da quantificare la cifra che gravita attorno al riciclo del materiali ferrosi.

“Si tratta di una banda particolarmente pericolosa – ha spiegato il procuratore delle Repubblica Salvatore Cappelleri -, che agiva con modalità da criminalità organizzata. Il loro capo, sposato con una donna di origini sinti, è una persona senza scrupoli, al punto di arrivare a minacciare il sindaco di un paese direttamente nel suo ufficio”.

Un plauso alla operazione è arrivato dal sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri, che in una nota ha espresso i complimenti a nome dell’amministrazione comunale all’Arma dei carabinieri “per l’imponente operazione e la continua opera di contrasto alla criminalità”.

 

 

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