Gabanelli: “Informarsi prima di fare scelte”. Ai giornalisti: “Osate”

21 Marzo 2019 14:03

“Propongo al presidente Mattarella di conferire una medaglia per i carabinieri intervenuti ieri a San Donato, per il ragazzino che ha chiamato il 112 mostrando un coraggio pazzesco e per l’operatore che ha ricevuto la telefonata e ha creduto a quanto stava accadendo. Bastava che una di queste cose non funzionasse e oggi saremmo qui a parlare di altro. Meritano un riconoscimento solenne”. Parole della giornalista di origini piacentine Milena Gabanelli, per anni autrice e conduttrice di Report, trasmissione di videoinchieste e ora al Corriere e La7, invitata dall’università Cattolica di Piacenza per una lezione della facoltà di Economia e Giurisprudenza intitolata “Ripartire dall’eccellenza”. 

Come invertire la rotta?
“Per invertire la rotta si parte da tutto: si comincia da piccoli e poi si prosegue, ognuno nell’ambito della propria responsabilità. Quando è ora di scegliere il soggetto a cui affidare le chiavi di casa bisogna spendere un po’ di tempo a informarsi su chi è e cosa a fatto prima. Non mi risulta che questo venga fatto. Le parole non bastano. Se si entra in sala operatoria, non ci interessa sapere di che partito è il chirurgo ma magari come vanno a finire le sue operazioni. Va fatto anche quando si fanno le scelte cruciali per il Paese”.
L’informazione è un’eccellenza dalla quale ripartire?
“Certamente sì. Non date la colpa agli editore che non vogliono fare qualcosa. I giornalisti non possono stare attaccati al computer a rimaneggiare le notizie degli altri. A me non è mai stato censurato nulla, bisogna cercare le notizie e osare. Non faccio nulla di eroico, cerco di costruire un’informazione documentata che vada al di là dell’ovvio e del banale”.
Come si combattono le fake news?
“Le balle ci sono sempre state, adesso il mezzo le moltiplica, le amplifica e le rende disponibili a tutti. Le notizie false innanzitutto si combattono con le notizie vere. Quanti colleghi passano il tempo a parlare della notizia falsa? Bisogna raccontare verità oggettive di cui si ha prova”.
Si è interrotto rapporto di fiducia tra lettore, ascoltatore e giornalista? “C’è qualcosa di molto isterico. Sui profili social della rubrica che curo ci sono approvazioni ma anche manifestazioni di grande disappunto. E quindi ci si chiede: perché se non ti piace lo segui? Non so che meccanismo si è innescato. Va bene se gli interventi sono motivati ma non capisco gli insulti. Io non penso che si sia interrotto nessun rapporto di fiducia, sembra che tutti sappiano tutto ma abbiano già deciso prima da che parte stare quindi non si cerca il confronto. Si va avanti per schieramenti molto ideologici e questo si riflette anche nella scelta sull’informazione da seguire”.

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