Arrivava anche dalla Calabria la cocaina spacciata in provincia VIDEO

09 Dicembre 2019 15:51

E’ stato il sequestro di due etti e mezzo di cocaina nascosta in un pacchetto di biscotti a dare il nome all’operazione White Cookies condotta dai carabinieri. L’indagine, coordinata dalla procura di Piacenza, ha smantellato due sodalizi criminali dediti allo spaccio. Tredici i provvedimenti cautelari, nove in carcere, due ai domiciliari e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Si tratta di nove marocchini provenienti dall’hinterland milanese e quattro italiani (due calabresi e due piacentini). Complessivamente sono stati sequestrati 400 grammi di cocaina per un valore di circa 32mila euro. L’attività è iniziata nel novembre 2018 in seguito a specifiche segnalazioni di attività di spaccio nel Piacentino.

Il nome dell’operazione White Cookies deriva dal sequestro avvenuto ad Alseno nel marzo 2019 di due etti e mezzo di cocaina proveniente dalla Calabria. A trasportarla erano due piacentini finiti in manette. Il nucleo dell’attività di spaccio faceva capo a una famiglia di marocchini residenti nel Milanese che inizialmente si serviva di soggetti italiani per la ricerca dei consumatori piacentini. Dopo l’arresto di alcuni componenti dell’organizzazione criminale avvenuto a San Nazzaro nel gennaio 2019, i marocchini si sono riorganizzati e, in seguito alla sparizione di alcuni grammi di droga non si sono più rivolti ai soggetti italiani che a loro volta, hanno avviato un’altra attività di spaccio grazie anche a contatti con persone di origini calabresi che per anni hanno vissuto nel territorio piacentino. Per bloccare gli spacciatori nei campi i carabinieri si finsero agricoltori a bordo di trattori.

IN DUE ANNI SEQUESTRATI 50 CHILI DI DROGA DAI CARABINIERI
Gli acquirenti del sodalizio criminale erano decine, da operai a professionisti tra i 20 e i 60 anni. Nel Piacentino i carabinieri hanno sequestrato 50 chili di droga in meno di due anni. Il comandante provinciale Stefano Savo in conferenza stampa ha sottolineato che l’attività repressiva non basta nel contrasto all’uso di stupefacenti. “La domanda non conosce crisi. Occorre interrogarsi sulle motivazioni delle fragilità che vogliono essere risolte attraverso l’uso di stupefacenti – ha commentato il colonnello -. Il tema della legalità, dell’educazione, dei rischi sociosanitari legati all’uso di stupefacenti sono molti importanti”.

 

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