A Piacenza lo smart working mette d’accordo dipendenti e ditte: “Continuare anche dopo il Covid”

15 Luglio 2020 17:48

Tutti d’accordo, dipendenti (64,3%) e responsabili aziendali (56,6%): lo smart working può proseguire anche nell’epoca post-Covid, perché è una soluzione favorevole. È questa la prospettiva che emerge dall’indagine realizzata dalla facoltà di economia e giurisprudenza dell’università Cattolica in collaborazione con Confindustria, Rict e Gruppo Value su un campione di 60 imprese di Piacenza e provincia: 217 lavoratori (età media di 42 anni) e 113 responsabili (età media di 48 anni).

Nel nostro territorio, quindi, l’opinione più diffusa sembra quella di mantenere il cosiddetto smart working, cioè la possibilità di svolgere le proprie mansioni professionali da casa, senza recarsi in ufficio (secondo la legge si tratta di una modalità “senza precisi vincoli di orario o luogo”). Prima dell’emergenza Coronavirus, poche ditte avevano già adottato il “lavoro flessibile”: il 66% dei dipendenti e il 57% dei responsabili aziendali hanno dichiarato di non aver mai utilizzato lo smart working prima del lockdown. Secondo gli esperti, infine, la preparazione tecnologica di vertici e operatori è stata adeguata nella maggior parte dei casi.

L’indagine è stata presentata dal direttore di Confindustria Luca Groppi, l’ingegnere di Value Giulio Drei, il manager finanziario di Musetti Paolo Molinaroli e le docenti dell’università Cattolica di Piacenza Laura Barbieri, Barbara Barabaschi, Franca Cantoni, Silvia Platoni e Roberta Virtuani.

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