Stanze piccole e libri ovunque: ecco dove è stato ucciso Manesco

14 Ottobre 2014 16:30

Omicidio Manesco

Un appartamento piccolo, quasi claustrofobico; zeppo di libri ovunque, ma ordinato. Poche stanze in cui si è consumato un delitto orribile. E’ la casa di via Settembrini 41, a Milano, dove il 7 agosto è stato ucciso, sezionato e nascosto in un trolley il professor Adriano Manesco, gettato poi in un cassonetto vicino alla stazione di Lodi.

Ieri per la prima volta dall’estate scorsa sono stati tolti i sigilli all’ingresso: poliziotti e i pubblici ministeri di Milano Maria Teresa Latella e Alberto Nobili sono entrati a caccia di prove per sostenere le proprie tesi. Con loro gli avvocati Alessandro Stampais, Andrea Bazzani e Francesca Cotani, difensori dei due amici piacentini Gianluca Civardi e Paolo Grassi, accusati del delitto e rinchiusi nel carcere delle Novate, da dove si sono sempre proclamati innocenti.

Stando a quanto riferisce il quotidiano Libertà in edicola, la polizia ieri ha esaminato una macchia di sangue visibile nel bagno dell’appartamento e poi passato al setaccio con lampade al luminol le stanze dell’abitazione per verificare se ve ne fossero altre. Una minuziosa ispezione proseguita per ore che ha compreso anche la realizzazione di filmati sia all’interno sia all’esterno dell’appartamento, lungo le scale del palazzo e nel giardino interno. Nessun commento da parte dei magistrati a conclusione del sopralluogo.

A quanto pare, però, potrebbe presto arrivare una importante novità: la Procura della Repubblica di Milano potrebbe chiedere il rito immediato, procedura che viene di solito seguita nei casi in cui l’accusa ritiene di avere in mano molti elementi di prova nei confronti degli indagati. Nel pomeriggio sono state aggiunte nuove richieste da parte dei pubblici ministeri ai medici legali e i biologi incaricati delle perizie sulla vicenda.

Al termine della lunga giornata di ieri gli avvocati difensori di Civardi e Grassi hanno riferito di avere avuto modo, visitando l’appartamento, di raccogliere ulteriori elementi, oltre a quelli già in loro possesso, in particolare sulla personalità della vittima.

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