Critica la situazione di Piacenza. A Montecucco 33 giorni di sforamento

18 Luglio 2018 21:35


L’estate è arrivata, ma la brutta notizia è che con essa si ripresenta anche il problema dell’inquinamento da ozono troposferico. Meno noto dell’inquinamento invernale da polveri sottili, rappresenta tuttavia un inquinante altrettanto pericoloso, che colpisce principalmente nei periodi di maggior intensità solare e di calore, facendo sfumare la speranza di una tregua per i nostri polmoni.
Se l’Ozono stratosferico svolge un’importantissima funzione protettiva per la salute umana e dell’ambiente in cui viviamo, fornendo uno schermo in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette (UV) potenzialmente cancerogene, alte concentrazioni di questo gas nella troposfera (ovvero a livello del suolo), risultano dannose per la salute dell’uomo oltre che per gli equilibri degli ecosistemi: l’esposizione a questo inquinante, anche a basse concentrazioni, causa infatti problemi ai tessuti dell’apparato respiratorio, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare,soprattutto nei bambini e negli anziani.

In Emilia-Romagna sono già 7 le stazioni di monitoraggio dell’Ozono che hanno superato il limite normativo annuale dei 25 giorni di supermanto consentiti. La situazione peggiore nei capoluoghi emiliani: le centraline di Reggio Emilia, Modena e Piacenza hanno già abbondantemente superato i 30 giorni di sforamento del limite di 120µg/m3 come media sulle 8 ore. Oltre i limiti anche Parma, Ferrara e Ravenna.

Per mantenere alta l’attenzione su questo problema, è ripartito per il secondo anno il monitoraggio diffuso dell’inquinamento da Ozono promosso da Legambiente grazie al progetto “Captor”: un progetto di citizen science, che vuole rafforzare le azioni dei cittadini per rendere possibile il diritto all’aria pulita.
In Emilia Romagna sono tre le centraline di monitoraggio installate presso altrettante abitazioni di volontari del progetto nella provincia di Piacenza, nei Comuni di Gossolengo, Cortemaggiore e Catell’Arquato.

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