Bimbi fino a 6 anni non vaccinati: decidono i dirigenti scolastici

04 Settembre 2019 05:00

Conto alla rovescia per la riapertura del nuovo anno scolastico e la regione fa il punto sugli obblighi di vaccinazione, sulla base di ciò che prevede la legge nazionale che ha imposto l’obbligo di 10 vaccinazioni- poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, morbillo, rosolia, parotite e varicella- per i bambini e i ragazzi da zero a 16 anni.

La norma prevede sanzioni amministrative a carico delle famiglie dei minori nella fascia compresa tra 0 e 16 anni non in regola con il percorso vaccinale. Inoltre, per quanto riguarda i bambini da 0 a 6 anni, scatta l’impossibilità di frequenza ai nidi e alle scuole per l’infanzia, se non vaccinati. Decidono i dirigenti scolastici o i responsabili dei servizi educativi.

La regione chiarisce che per accedere agli asili nido e alle scuole per l’infanzia è necessario ed indispensabile il regolare certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione. Per chi non ha ancora completato il percorso, è possibile accedere direttamente agli ambulatori vaccinali delle aziende Usl presso i quali potranno essere effettuate le vaccinazioni, senza necessità di prenotazione.
Resta chiaro, infine, che l’eventuale procedura di decadenza dall’iscrizione è di competenza dei dirigenti scolastici o dei responsabili dei servizi educativi.

In Emilia-Romagna, prima regione in Italia ad aver introdotto l’obbligo vaccinale che garantisce la cosiddetta “immunità di gregge”, a tutela della salute pubblica e dei piccoli più esposti, per i bimbi da zero ai due anni d’età, la percentuale dei vaccinati ha superato la soglia del 95% per la maggior parte delle vaccinazioni obbligatorie. Nella provincia di Piacenza, al 31 dicembre 2018 i dati sono leggermente inferiori. Le coperture dei bambini per poliomielite, difterite e tetano hanno raggiunto rispettivamente il 94,2%, il 94,1% e 94,2%. Percentuali migliori si registrano nelle coperture a 36 mesi, e dunque dei nati nel 2015: 95% per la poliomielite (era al 92,9% nel 2016), 94,8% per la difterite (rispetto al 92,6% a fine 2016), 95,1% per il tetano (dal 93,1% del 2016). L’epatite B è passata dal 92,4% del 2016 a quota 94,7%. Anche in questo caso, però, le percentuali sono al di sotto della media regionale. I dati di giugno 2019 sono ancora in corso di elaborazione.

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