Sebastiani: “Elisa non mi chiamava mai e non veniva a casa mia”

21 Settembre 2019 14:27

“Io ed Elisa ci vedevamo il martedì, il giovedì e nel fine settimana. Spesso uscivamo a pranzo o cena, ma dopo le primissime volte in casa mia non c’è più entrata. Voglio precisare che non mi chiamava praticamente mai. Ero sempre io ad assumere l’iniziativa. Ho capito in un secondo momento che lei mi aveva solo preso in giro e che adesso che aveva trovato il modo per guadagnare dei soldi, non le servivo più. L’ho afferrata con entrambe le mani per il collo ed ho sentito cadere un’asse del pollaio, probabilmente perché la sua testa ha sbattuto contro una delle pareti. È caduta a terra e ho capito che era morta”. A parlare è Massimo Sebastiani. Con quelle parole, riportate nel verbale dell’interrogatorio avvenuto in carcere, il tornitore (arrestato dopo tredici giorni di fuga per l’omicidio dell’amica 28enne Elisa Pomarelli) ha ripercorso gli attimi drammatici del delitto commesso a Campogrande di Carpaneto il 25 agosto.

Si sente preso in giro, dice il 45enne, perché un attimo prima la giovane gli avrebbe proposto una sorta di affare dai contorni poco chiari. “Nel tragitto in auto lei mi ha parlato di una proposta che le era stata fatta la sera prima a una festa a Sarmato, ovvero quella di custodire una busta in cambio di una somma di denaro“, spiega al giudice Luca Milani. Cosa contenesse non lo dice. E nemmeno è chiaro se la busta gli sia stata mostrata. Ma aggiunge: “Da quella attività di occultamento della busta avremmo ricavato molti soldi. Lei poi ha aggiunto, guardandomi in faccia, che forse non c’era più bisogno di vedersi così spesso. Era molto seria in quel momento. Io per un attimo ho visto tutto buio, dopo aver avvertito una fitta all’altezza del cuore e un calore che si propagava fino ai piedi”. Da quel buio, al senso di delusione, all’impeto omicida, sembra non esserci soluzione di continuità.

L’operaio, in carcere per omicidio e occultamento di cadavere, ripercorre i suoi movimenti dopo aver ucciso l’amica nel pollaio a Campogrande, dove torna più volte tra il pomeriggio e la sera di quella maledetta domenica, prima di incamminarsi a piedi in direzione di Sariano e far perdere le sue tracce. Prima di tutto avvolge il corpo di Elisa in un lenzuolo e lo mette nel baule della sua Honda Civic. “Ho deciso di portarla in un bosco a Sariano, vicino all’abitazione di Silvio Perazzi (arrestato per favoreggiamento e poi rilasciato con obbligo di dimora nel comune di Castellarquato, ndr). Ho percorso un tratta a piedi nella boscaglia con il corpo di Elisa in braccio e mi è capitato di inciampare più volte. A un certo punto, stremato, l’ho lasciata a terra, dopo aver tolto il lenzuolo”. Più tardi, tornato al pollaio, il 45enne brucerà quel lenzuolo.

Dalla mezzanotte del 25 agosto inizia la fuga. Sebastiani vaga per giorni. Dorme in un capannno abbandonato, in un canale accanto a un campo di girasoli, poi decide di tornare vicino alla casa-magazzino di Perazzi. “Preciso infatti che il mio pensiero era stare vicino a Elisa”, dichiara al gip. E allora entra di nascosto nella soffitta dell’amico. “Durante il giorno uscivo saltando dalla finestra sul balcone sottostante per andare a vedere dov’era Elisa. E precisa: “Più di una notte (la seconda e l’ultima prima della sepoltura) ho dormito di fianco al corpo di Elisa e le ho preso la mano”.

“Ho deciso il giorno prima della mia cattura di seppellire il corpo di Elisa, perché forse, per la prima volta, mi ero reso conto dello stato in cui si trovava. – Ha poi rivelato Sebastiani -. L’ho trascinata in un punto in cui la terra era più molle e ho scavato una buca con un badile che avevo preso dal capanno di Perazzi”. Il corpo di Elisa Pomarelli è dunque stato esposto all’aria per dodici giorni. Ma solo prima di seppellirla Sebastiani dice di essersi reso conto dello stato di decomposizione del cadavere. “Prima continuavo a vederla come l’avevo conosciuta”.

Del caso se n’è occupata anche ieri sera, 20 settembre, la trasmissione di Rete 4 “Quarto Grado”.

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