Molestata da due sconosciuti, parla Marta Sofia: “Mi sento umiliata”

23 Ottobre 2019 12:30

Occhi chiari, sorriso dolcissimo e viso acqua e sapone. Si è presentata in redazione senza un filo di trucco, indossando scarpe basse, maglioncino giallo a collo alto e jeans scuri anonimi ma l’abbigliamento non conta: “Anche se girassi con pantaloncini cortissimi nessuno potrebbe prendersi il diritto di toccare il mio corpo”. A parlare è Marta Sofia Tiboni, che, a 20 anni, ha trovato il coraggio di scrivere una lettera a Editoriale Libertà e di pubblicarla sui social per denunciare “una mentalità ancora radicata che porta alcuni uomini a pensare che il corpo di una donna sia solo un oggetto”.

Ma ripercorriamo i fatti: nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 ottobre Marta Sofia sta passeggiando in compagnia di due amiche quando, all’altezza della chiesa di San Francesco, in piazza Cavalli, passano tre ragazzi in bici e due di loro le palpeggiano il fondoschiena poi si allontanano senza chiedere scusa: “E’ stato umiliante – racconta la giovane – soprattutto perché i due ragazzi sono corsi via ridendo, senza capire la gravità di quanto commesso”. Marta, che studia comunicazione all’università e gioca a pallavolo a Gossolengo, da quella sera non si sente più al sicuro: “Anche se mi è stato insegnato che il mondo non è tutto cattivo, adesso ho paura a uscire da sola la sera e sto vivendo questa situazione con molta ansia”.

Il Questore di Piacenza Pietro Ostuni ha chiesto di incontrare la giovane e di valutare la possibilità di sporgere denuncia e la famiglia di Marta Sofia la sta appoggiando: “I miei genitori e i miei fratelli sono molto fieri di me e della lettera che ho scritto e questo mi riempie il cuore. Sto ricevendo tanti attestati di solidarietà ma non è mancato qualche commento fuori luogo che mette in evidenza quanto sia difficile estirpare atteggiamenti ritenuti ancora oggi normali”.

LA LETTERA:

“Partiamo dal principio e, cioè, dal presupposto che niente e nessuno vi da il diritto o vi concede la libertà di toccare un altro essere umano senza il suo consenso. Sono una ragazza di 20 anni e ho sempre letto e sentito di stupri, violenze, femminicidi, stalking e altre schifezze del genere, anche perché ormai sono all’ordine del giorno. Mi ha sempre disgustata camminare sentendomi addosso occhi di uomini che anche solo nel guardare riescono a far trasparire una voglia di possesso e di sottomissione dell’altro. Non ci ho mai dato peso, li ignoravo e me li lasciavo alle spalle, come se non esistessero e non meritassero nemmeno il mio disgusto. Poi i fischi, i “ciao bella”/“sei bellissima”/“eeeh ciao tesoro” sussurrati o meno mentre gli passi di fianco e i clacson suonati mentre attraversi la strada. Ed anche qui nulla, li ignoro e li schifo. Poi arriva il momento in cui due, passando in bicicletta, mi toccano il culo e pedalano via ridendosela. Ora, oltre al mio non essere minimamente pronta a tirargli dietro un qualsiasi insulto si aggiungono una sensazione orribile di essere stata in qualche modo violata, la voglia di urlargli dietro quanto siano esseri schifosi e assolutamente inutili alla società se non addirittura la sua parte peggiore. Per evitare che gli ignoranti si attacchino al “te la sei cercata”, ci tengo a sottolineare che non ero sola, ero in pieno centro a Piacenza verso le 00:30/1:00 e vestita con dei jeans molto larghi e un giubbotto di pelle (,ma anche fossi stata in condizioni diverse nulla giustificherebbe quanto successo). Non voglio fare nessun moralismo, però sono davvero stufa di tutto questo. Non vi autorizza nessuno a prendervi certe libertà sul corpo di un’altra persona, non dovete neanche minimamente sentirvi autorizzati a farlo, non ne avete nessun diritto. Non vi augurerò mai che facciano lo stesso con le vostre future compagne e/figlie, perché non esiste nulla di più umiliante, ma vi auguro davvero che tutti i colloqui di lavoro ve li facciano delle donne e che percepiscano quanto poco valete da uno sguardo”.

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