Ristorante “chiuso” ma dentro ci sono i clienti: due denunce

13 Marzo 2020 14:15

Nel corso delle attività di controllo del territorio per il rispetto del decreto anti-coronavirus, la Guardia di finanza ha individuato un ristorante con alcuni clienti all’interno nonostante l’espresso divieto di chiusura imposto dalla normativa vigente.
In particolare, il titolare del ristorante, pur avendo esposto all’esterno il cartello con la dicitura “chiuso”, al momento del controllo era intento a somministrare cibi e bevande agli avventori presenti nel locale che stavano consumando tranquillamente il loro pasto. Tra i frequentatori dell’esercizio commerciale (nel complesso sono stati identificati 8 clienti) uno ha dichiarato, agli operanti, di aver lasciato la propria abitazione semplicemente per salutare il titolare dell’esercizio commerciale, suo amico. Una donna invece, in stato interessante, pasteggiava in compagnia di altri amici, incuranti del pericolo; altri soggetti, nel tentativo di eludere i controlli, si dileguavano da una porta sul retro.
Alla luce della palese inosservanza, i militari del Gruppo di Piacenza hanno denunciato il titolare del bar e l’amico che si era recato lì per mere ragioni di svago, in violazione dall’articolo 650 del Codice penale, non avendo ottemperato ad un provvedimento dell’Autorità. La posizione dei restanti sette soggetti, tutti di origini straniere, è stata rimessa alle valutazioni dell’autorità giudiziaria.
Per il titolare dell’esercizio commerciale, oltre alla denuncia penale, è prevista anche la sanzione della chiusura dell’attività da 5 a 30 giorni.
Al di là dell’episodio che denota, da parte di qualcuno, una grave sottovalutazione delle minacce dell’epidemia, è indispensabile ribadire come resti alta l’attenzione delle Fiamme Gialle nella lotta a comportamenti irregolari della specie, perché rischiano di vanificare non solo i sacrifici di imprenditori e cittadini onesti, che in questo momento di profonda crisi scelgono di seguire le norme emanate per fini sanitari e di sicurezza pubblica, ma anche compromettere i già pesanti sforzi del sistema sanitario nazionale.

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