Ordine Medici: “Troppi sanitari infettati, qualcosa non ha funzionato”

17 Marzo 2020 12:27

“Sembra ci sia una logica di minimizzare il problema, quando invece il problema c’è ed è molto sentito da parte di chi è in prima linea contro il Covid-19”. Gli Ordini provinciali dei medici-chirurghi e odontoiatri dell’Emilia-Romagna, compreso quello di Piacenza, hanno scritto all’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini per esprimere una “grave preoccupazione per l’evolversi della epidemia da Coronavirus e per il numero sempre crescente di operatori sanitari contagiati nella nostra Regione”.

IL DOCUMENTO DELL’ORDINE DEI MEDICI

“Ad oggi – si legge nel documento sottoscritto anche dal presidente provinciale Augusto Pagani – non ci è stato comunicato il numero dei medici contagiati o posti in quarantena, né quello degli altri operatori sanitari infettati in occasione di lavoro. Il personale medico e sanitario in generale sta dando una grande prova di professionalità, che va oltre il dettato deontologico, con spirito di abnegazione e sacrificio. Non si deve però arrivare all’eroismo o peggio ancora al rischio per la propria integrità psicofisica. L’attuazione di misure di prevenzione e protezione della salute degli operatori sanitari è una strategia vantaggiosa per il singolo lavoratore e per la comunità per limitare la trasmissione e la circolazione del Coronavirus permettendo quindi di mantenere i servizi sanitari efficienti, anche in situazioni di emergenza”.

“MOLTI OPERATORI SANITARI CONTAGIATI” – “Ad oggi abbiamo notizie, ma i dati ufficiali li attendiamo dall’assessorato regionale alla sanità, che molti operatori sanitari sono infettati o posti in quarantena, e questo impone una riflessione seria sul fatto che ci sia stato qualcosa che non ha funzionato. Riteniamo illogico proteggere poco il personale sanitario esistente ed esperto e poi fare bandi di assunzione urgente di nuovo personale inesperto e da formare”.

“MEDICI NON PROTETTI” – “Dal nostro osservatorio – continuano gli ordini professionali – abbiamo le prime avvisaglie di malessere e malumore tra i medici, perché hanno la percezione di non essere adeguatamente protetti dalla infezione”. Fra le altre cose, si chiede quindi la “dotazione di dispostivi di protezione individuale” e “l’esecuzione tempestiva del tampone a tutti i medici e operatori sanitari che sono venuti a contatto con casi certi o sospetti”.

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