Dal 15 giugno punti di primo intervento a Castello e Fiorenzuola. Ancora 200 i ricoverati per Covid

21 Maggio 2020 11:38

Stamattina, 21 maggio, si è tenuta la riunione della Conferenza sociosanitaria con i 46 sindaci del territorio piacentino e i vertici dell’Ausl, un incontro in videoconferenza per fare il punto sull’emergenza Coronavirus. A prendere la parola il direttore generale Luca Baldino: “Piacenza, come le altre province del Nord molto colpite, è in una fase di remissione del virus. Oggi, a 17 giorni dalla prima uscita dal lockdown, tutti gli indicatori sono in miglioramento, non c’è stato un incremento di caso positivi ma non siamo fuori dall’emergenza. Bisogna attenersi alla linee guida da seguire per riapertura attività – spiega Baldino – che sono: mantenere alta la sorveglianza sui casi Covid, perché il virus non è scomparso. Identificare il maggior numero di casi positivi nel minor tempo possibile per poterli curare. Garantire lo svolgimento delle attività sanitarie in condizioni di sicurezza e assicurare la capacità di gestione di una eventuale ripresa epidemica”. Baldino punta sulla sorveglianza attiva: “Medici e pediatri devono dare immediata segnalazione all’Ausl di ogni caso sospetto, e deve esserci un’immediata presa in carico da parte delle Usca per isolarli o, se necessario, ricoverarli in ospedale. Nei prossimi giorni partirà il nuovo screening sul altre 30mila persone in modo scientifico per prendere decisioni sul futuro”. Il direttore è tornato sul tema dello screening a tappeto. “Mi chiedono perché non lo facciamo a tutti i cittadini. Si tratta di un problema operativo. In questo momento facciamo 1.200 tamponi al giorno, per farlo su tutta la popolazione occorrono mesi. Dobbiamo concentrare l’attenzione sulle persone che hanno maggior probabilità di aver contratto il virus”. Sono cambiate le modalità in ospedale: “Ogni paziente che viene ricoverato viene considerato sospetto Covid e gli viene fatto il tampone. In attesa dell’esito resta in isolamento. L’elemento più critico è il pronto soccorso. Servono percorsi di accesso separati tra utenti Covid e non Covid. Nelle sale di attesa non ci potranno essere molti pazienti, serve la distanza per evitare assembramenti”. Occorrono lavori strutturali sugli ospedali piacentini da completare al più presto per avere 60 letti di terapia intensiva senza andare ad occupare le sale operatorie. Baldino spiega che: “Resterà il personale acquisito durante l’emergenza per tutto il 2020 e proporremo anche per il 2021 (circa 300 persone in più). Abbiamo trovato molti infermieri ma meno medici. (Era già difficile nel pre-Covid).

Programmazione delle attività nel medio periodo:
Obiettivo: ripristinare normalità nel tempo più breve possibile mantenendo alta attenzione sulla sicurezza per pazienti e operatori. “Sembro vago sui tempi ma occorre capire cosa succede nelle prossime settimane – sottolinea il direttore generale – la proposta è di avere un ufficio permanente che si riunisca ogni settimana. Nelle prossime settimane e mesi avremo ridotta capacità produttiva per garantire la sicurezza. Ci sono ancora 200 persone ricoverate con il Covid. Una parte dei posti letto è occupata dai reparti intermedi dove ci sono pazienti in attesa di avere i due tamponi negativi”. Baldino annuncia che “entro il 15 giugno a Castel San giovanni ripartirà l’attività nei reparti medici. Un’area resterà Covid ma non per sempre. Villanova ha già ripreso le attività normali con un minor numero di letti per tenerne alcuni dedicati a eventuali pazienti Covid. Bobbio ha ripreso attività di Osco. Per recuperare l’attività chirurgica, al momento, le prestazioni sono state spostate nelle case di cura. Entro il 15 giugno attiveremo punti di primo intervento a Castello e Fiorenzuola (a Bobbio attivato il 9 aprile)”. Si parla di riattivare i pronto soccorso entro l’estate, la data è il 15 settembre ma il direttore spera di poter aprire anche prima.

Attività chiurgica:
Per la ripresa dell’attività chirurgica la priorità va ai malati oncologici, e per le visite programmate la priorità alle urgenze. I punti di prelievo avranno orari più lunghi per diluire gli accessi. Verrà eliminato l’accesso diretto, tutto andrà prenotato. Anche alle Case della salute si accede solo per prenotazione. Ogni punto di ingresso ospedaliero e ambulatoriale è stato dotato di check point per il controllo.

Il presidente della Conferenza sociosanitaria Lucia Fontana ha aggiunto: “Faccio alcune considerazioni che so non sono condivise da tutti i colleghi. Ritengo che questa esperienza abbia dimostrato le lacune e l’inappropriatezza del piano di riordino della rete ospedaliera approvato nel 2017. Gli ospedali periferici sono stati fondamentali nella lotta al virus. L’altra lacunosità: inutilizzabilità delle Case della Salute, è vero che sono state ideate come luoghi di presa in carico delle patologie croniche ma non è stata presa in considerazione l’emergenza. Chiedo qual è il piano che l’azienda intende mettere in atto da subito per individuare le strategie per prendersi in carico una nuova eventuale ondata epidemica”.

Patrizia Barbieri sindaco di Piacenza e presidente della Provincia chiede una programmazione in vista di un aumento di casi: “Dobbiamo garantire in tutte le strutture la sicurezza massima per pazienti e operatori e questo è stato indicato tra gli obiettivi dall’azienda sanitaria. È molto importante saper gestire una eventuale nuova ondata per non farci trovare impreparati. Secondo me anche in questa fase urge avere un atteggiamento di flessibilità complessiva, ringrazio l’Ausl per aver approvato l’idea di un ufficio di presidenza che si riunisca ogni settimana per verificare la situazione sul territorio. Io chiedo come garanzia che tutto sia in sicurezza per ogni singolo soggetto che entra in ospedale e oggi vorrei avere la certezza che entro il 15 giugno i presidi di Castello e Fiorenzuola abbiano la possibilità di avere, non solo il primo soccorso, ma anche la ripresa della loro attività, sempre nei limiti imposti dalla sicurezza. Le Case della Salute, al momento secondo me, non funzionano come dovrebbero, devono diventare presidi di risposta sui territori, non basta dire che è stata aperta ma deve assolvere il proprio compito sul territorio”.

Romeo Gandolfi sindaco di Fiorenzuola spiega nel suo intervento: “Apprezzo la precisazione che i pronto soccorso di Castello e Fiorenzuola verranno riaperti. Mi chiedo se non sia il caso di far tornare l’anestesista rianimatore nell’ospedale di Fiorenzuola. Le strumentazioni ci sono ma alcune non si possono usare a pieno perché manca questa figura. Mi chiedo inoltre se, per ipotesi, dovessimo dimettere tutti i malati Covid entro il 15 giugno, a Fiorenzuola e Castello resteranno i punti di soccorso o riapriranno i pronto soccorso.

Roberto Pasquali sindaco di Bobbio, chiede la presenza di un medico in pronto soccorso a Bobbio e punta il dito contro gli assembramenti: “L’azienda ha modificato le linee guida iniziali inserendo alcune modifiche come l’apertura dei punti di intervento a Fiorenzuola e Castello che inizialmente non erano previsti. Ringrazio i sindaci che ci hanno rappresentato in questi mesi interfacciandosi con l’Ausl perché hanno fatto un ottimo lavoro. Per l’ospedale di Bobbio chiedo al direttore di ripristinare il medico nel pronto soccorso. Noi siamo in montagna a 45 chilometri da Piacenza e trovo giusto che su interventi urgenti sia presente un medico. Su quello che sta succedendo in giro penso che la popolazione debba farsi un esame di coscienza. Ci sono assembramenti nei bar. Bisogna rilanciare un messaggio soprattutto ai giovani. Io sono preoccupatissimo, ho parlato con le forze dell’ordine, sono preoccupato per sabato sera. La ripartenza del virus sarebbe un colpo mortale alle nostre comunità e alla nostra economia”.

Raffaele Veneziani sindaco di Rottofreno aggiunge: “Vorrei essere rassicurato sul fatto che l’azienda abbia considerato il potenziamento della rete di soccorso avanzato o delle piazzole dell’elisoccorso per il maggior tempo di percorrenza da alcune zone per raggiungere il pronto soccorso. Questo periodo inoltre dà l’occasione per fare un piano di comunicazione per la cittadinanza sugli accessi al pronto soccorso. L’epoca Covid ci ha insegnato che si va in pronto soccorso solo se realmente necessario. Dobbiamo dire, attraverso un piano di comunicazione, quale è il posto più adatto per le cure in base alle patologie.

Patrizia Calza sindaco di Gragnano punta il suo intervento richiamando alla prudenza: “Occorre riaprire con attenzione perché l’emergenza non è finita. Il piano mi sembra tenga conto della necessità di sicurezza per operatori e cittadini con un orizzonte limitato e verrà monitorato ogni settimana e quindi si potranno apportare cambiamenti. Il piano non ha nulla a che vedere con la riorganizzazione ospedaliera. Non sono in contrasto con chi dice che il piano votato nel 2017 va rivisto, questa esperienza ci ha insegnato tante cose. Ricordo comunque che quell’organizzazione dava una specializzazione a tutti i presidi del territorio e la risposta importante che hanno dato all’emergenza è perché questi ospedali erano pienamente operativi. Spero che questa proposta di oggi dell’Ausl ci possa trovare d’accordo, sarebbe un ottimo segnale per la cittadinanza”.

Jimmi Distante sindaco di Monticelli d’Ongina aggiunge: “Abbiamo tenuto la situazione sotto controllo perché abbiamo chiuso tutto prima degli altri. Alle riaperture siamo arrivati senza una mappatura ad ampio raggio. Cerchiamo di non commettere lo stesso errore”.

 

 

 

 

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