75 giorni di inferno e ritorno. Ad Agazzano è festa per il rientro a casa di Piero

26 Maggio 2020 12:27

Sono serviti due mesi e oltre di ricovero ospedaliero, trenta giorni dei quali trascorsi tra Piacenza e Bologna nel reparto di terapia intensiva del Guglielmo da Saliceto e del Sant’Orsola. Alla fine però, Piero Perazzoli, 63 anni residente ad Agazzano, ha avuto la meglio su una forma altamente virulenta del Covid-19. C’erano la moglie Fiorenza e il figlio Luca, che proprio oggi festeggiava il 26esimo compleanno, ad attendere il rientro a casa del 63enne che ieri è stato accolto da uno striscione affisso al cancello della sua abitazione. “Bentornato Piero dai tuoi amici del quartiere” la scritta che “Pera”, come soprannominato nell’ambiente calcistico visti i suoi trascorsi da dirigente e giocatore, si è trovato di fronte prima di esplodere in un pianto liberatorio.

“Scusa ma è da ore che non faccio che piangere – ha detto dopo aver risposto alla nostra telefonata Piero -: in queste ore ho vissuto emozioni che mai avevo provato in vita mia. Tornare a casa, seppur in condizioni ancora non ottimali, rappresenta un traguardo eccezionale e che, ad un certo punto, sembrava impossibile”.

Settantacinque giorni di ospedale hanno lasciato un segno che difficilmente potrà essere dimenticato in fretta: “Della fase più acuta della malattia non ho ricordi, è calato una sorta di buio interrotto soltanto da incubi notturni durante i quali, questo lo ricordo, ho addirittura pensato che sarebbe stato meglio chiuderla lì, non mi vergogno a dirlo”.

E invece, quando anche i medici si espressero con onesta, ma terribile sincerità ai familiari, fornendo loro scarse speranze, la reazione del fisico di questo rappresentante di medicinali dalla grande fede, ha reagito in maniera quasi inattesa: “Sai qual è stato il momento più bello? Quando ho avuto la forza di accendere il cellulare e scoprire che avevo più di 2mila messaggi da leggere tra familiari stretti, amici e conoscenti. La forza dell’amicizia mi sta regalando una energia grande per affrontare la delicata fase della riabilitazione perché, credetemi, la malattia è terribile e la prima volta che ho tentato di sedere sul letto d’ospedale, ho temuto che mai più sarei tornato come prima”.

E invece Piero, prima del meritato riposo dopo il pieno di saluti e di messaggi a distanza di fronte alla sua villetta agazzanese, ha scelto di affrontare anche una rampa di scale temibilissima per un saluto alla mamma Maria Teresa per un pianto comune che difficilmente sarà dimenticato da chi ha osservato la scena.

“Fammi ringraziare tutti, dai medici agli infermieri a tutti coloro che si sono prodigati per far sì che ne uscissi. E un abbraccio virtuale lo rivolgo a tutti quanti mi hanno sostenuto in queste settimane: l’amore che ho ricevuto è stato decisivo”.

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