Le donne delle pulizie: “Lavorato senza sosta negli ospedali Covid ma nessuno si ricorda di noi”

26 Giugno 2020 04:00

Hanno pulito e igienizzato giorno e notte scale, corridoi, ascensori e stanze degli ospedali di Piacenza e Castel San Giovanni, “trincee” entro cui si è combattuta in questi ultimi mesi la più terribile delle battaglie. Ora, però, si sentono – dicono – “dimenticate”.

Solo in questi giorni, dopo che la tempesta pare essersi mitigata, le donne delle pulizie della Cooperativa San Martino sono uscite “da dietro le quinte” per far sentire la loro voce, dato che, come affermano, “nessuno pare essersi ricordato di noi”. Già, perché accanto all’eroico impegno degli operatori e delle operatrici della sanità pubblica e della sicurezza, in queste settimane di emergenza sanitaria, ci sono sempre state anche loro.

“Infermieri, oss e medici – spiega Viviana Cella, dipendente della Cooperativa San Martino – sono stati giustamente premiati per quello che hanno fatto e che stanno continuando a fare. Per quanto riguarda invece le lavoratrici della mia categoria non è stata spesa una parola. Ritengo infatti che il nostro lavoro, oltre che essenziale affinché gli operatori sanitari potessero lavorare al meglio delle loro possibilità, sia stato enorme. Per mesi siamo rimaste notte e giorno sempre a disposizione: nessuna, nonostante parecchie di noi si siano ammalate, è mai stata sul punto di tirarsi indietro. Per questo crediamo che un riconoscimento, oltre ai semplici ringraziamenti, spetti forse anche a noi”.

Viviana e le sue colleghe, circa 150 lavoratrici suddivise tra gli ospedali di Piacenza e Castello, hanno quindi toccato con mano fin dai primi giorni di epidemia gli orrori del virus. “All’inizio non si conosceva la gravità della situazione – ha proseguito – ma appena ci siamo rese conto di quello che stava succedendo abbiamo avuto paura, più che altro per i nostri parenti a casa. Lavorare con il terrore di ammalarsi e poi tornare a casa e contagiare i propri cari è stata la prova più dura. Quello che proprio non potrò mai dimenticare sono ad ogni modo le stanze dove venivano messi i sacchi contenenti gli effetti personali delle persone ricoverate che non ce l’hanno fatta. Inoltre, nonostante pulissimo e basta, entravamo comunque nelle stanze e i nostri sguardi si incrociavano con quelli dei malati. I loro occhi sono un qualcosa che mi accompagneranno per sempre”.

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