Le figlie-badanti: “Anziani stanchi e depressi, riaprite i centri diurni”

27 Giugno 2020 13:04

“Chi non vive questa situazione non può capire. La mia vita è cambiata”. Antonella Scrivani è una cosiddetta caregiver, cioè una figlia che – in questo periodo di lockdown – si è trovata costretta ad assistere una parente anziana ogni giorno, senza sosta. Il centro diurno a cui è iscritta sua madre Fausta Fava, 81 anni, ha chiuso fin dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, lasciando le famiglie prive di un supporto fondamentale: “Mia mamma frequenta la struttura Unicoop alla Besurica da ormai cinque anni, si trova davvero bene. Ma questo periodo di sospensione forzata è stato durissimo. Riaprire il prima possibile è essenziale anche per lo stato di salute degli ospiti”.

I gestori si dicono pronti a riavviare l’attività. Ma il via libera spetta all’amministrazione comunale. “Ed è sempre più urgente – sottolinea Antonella – perché mia madre è peggiorata in assenza del centro diurno”. Si tratta dello stesso problema attraversato da Kalpana Patil, che negli ultimi quattro mesi ha assistito la mamma Angela Guglieri, 86 anni: “Dalla chiusura del centro diurno in poi, non ho più uno spazio personale. Mi sono trasferita a casa di mia madre per proteggerla e curarla. E l’ho vista aggravarsi: la struttura la faceva sentire utile e contenta, piena di energia. Ora invece è stanca e depressa”.

La riapertura dei centri diurni per anziani (quantomeno quelli convenzionati con il Comune di Piacenza) è una necessità di primaria importanza. Perciò venerdì mattina i gestori privati hanno incontrato gli uffici di palazzo Mercanti: si è fatto qualche passo avanti per definire le modalità di ripresa, ma ancora non c’è una data certa all’orizzonte.

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