Circoli Arci: “No a serrate indiscriminate, sarebbe drammatico”

12 Ottobre 2020 18:22

Il nuovo Dpcm che il governo dovrebbe firmare in serata, contenente nuove misure di contrasto alla diffusione del Coronavirus, preoccupa non poco circoli, lavoratori, soci e volontari Arci. In particolare, ad allarmare sono i provvedimenti normativi su movida, assembramenti e chiusure anticipate di locali pubblici, che potrebbero colpire anche gli spazi di socialità Arci.

“Siamo ben consapevoli che l’emergenza epidemiologica non sia terminata – si legge in una nota diffusa dall’associazione di promozione sociale – e siamo consapevoli che la salute è un bene primario. Tuttavia, i dati di cui disponiamo sono chiarissimi: gli assembramenti in strada e sui mezzi di trasporto sono quelli meno controllati e più pericolosi. Al contrario, i posti pubblici organizzati sembrano quelli più sicuri e controllati, a partire dalle sale cinematografiche, teatrali e dai luoghi di socialità. È questa la prima importante distinzione da fare se si vuole affrontare il problema senza generalizzazioni e semplificazioni. Tutto ciò viene confermato da una recente indagine dell’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo, ndc) svolta su tutto il territorio nazionale. Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra cinema, lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno ad inizio ottobre, si registra un solo caso di contagio da Covid-19. Una percentuale irrilevante, che testimonia quanto i luoghi che continuano ad ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri. Se è così i luoghi di socialità andrebbero riaperti tutti nel rispetto dei protocolli per dare spazi sicuri di vita. I locali come ristoranti e bar, mantenendo regole e distanze, andrebbero lasciati aperti più a lungo per togliere gente dalle strade”.

Per questo motivo, Arci ritiene che “in questa fase, dove le attività ricreative e culturali sono già fortemente limitate dai protocolli di prevenzione, non si possa procedere con chiusure indiscriminate. Chiudere senza alternative, se non si è obbligati a stare a casa, può essere più pericoloso di una normalità organizzata per il momento particolare che stiamo attraversando. E avrebbe conseguenze drammatiche, non solo per l’Arci”.

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