Convocate per il vaccino e rimandate a casa. Ausl: “Errore informatico”

05 Febbraio 2021 00:05


Convocate per la vaccinazione all’ex Arsenale di Piacenza e, una volta giunte sul posto, sono state rimandate a casa per un errore nel sistema informatico che non le aveva cancellate dalle liste dei professionisti cui somministrare la dose. E’ successo alle titolari di un laboratorio analisi del Piacentino che effettuano quotidianamente tamponi e test sierologici. Le due donne hanno preso appuntamento ma mentre si recavano all’ospedale, hanno ricevuto una chiamata nella quale venivano informate che non avevano diritto in questa prima fase. Nei giorni successivi però hanno ricevuto un sms con l’appuntamento per il vaccino.

“Ero già seduta e pronta per la somministrazione della dose – racconta la donna che preferisce rimanere anonima – quando l’infermiera mi ha chiesto quale fosse il braccio in cui era stata effettuata la prima. Io però la prima dose non l’avevo mai fatta. Quello che mi stavano per somministrare era il richiamo. Quindi sono stata mandata a casa”.

Si tratta di un malinteso nato probabilmente da un errore di comunicazione, che non è stato l’unico. Almeno in un’altra occasione nella medesima situazione si è trovata la psicologa di uno studio privato.

“È possibile che alla prenotazione abbiano assegnato già l’appuntamento per il richiamo e che, benché respinti alla prima vaccinazione, sia stato inviato il messaggio relativo al secondo appuntamento, quello del richiamo. Un errore dovuto alla mancata cancellazione nei sistemi informatici” spiega Anna Maria Andena, responsabile del Dipartimento di cure primarie dell’Ausl, che chiarisce anche alcuni aspetti riguardanti i vaccini e la loro somministrazione agli operatori della sanità privata. “Dipende a che categoria di lavoro appartengono. Medici, infermieri e operatori sanitari rientrano. Probabilmente sono stati respinti gli amministrativi, che in questa fase non fanno parte delle categorie che possono beneficiare della vaccinazione. A breve toccherà anche a loro”.

Nel caso specifico le titolari di laboratorio privato sono state convocate la settimana prossima.

“Dalla giustificazione emerge con evidenza che anche il personale sanitario e medico dei laboratori privati era inizialmente inserito nelle liste, e poi cancellato, forse a causa della scarsezza del numero delle dosi dovuta all’incapacità gestione del governo centrale. Anziché al personale amministrativo era meglio dare priorità al personale sanitario che si occupa delle attività di contact tracing eseguendo tamponi e test sierologici”. La denuncia arriva da Valentina Stragliati, consigliere regionale della Lega che parla di “ingiustificata discriminazione fra categorie professionali che espletano un’attività sostanzialmente identica ma che sul piano formale, essendo gli unici dipendenti pubblici e gli altri privati, vengono però trattati diversamente”.

Il consigliere regionale della Lega aggiunge “ribadiamo la necessità che vada allargata la platea del personale da vaccinare in prima battuta contro il coronavirus a categorie come assistenti alla poltrona degli studi odontoiatrici, gli infermieri dei centri medici privati, e anche fisioterapisti e riabilitatori in genere degli studi professionali, psicologi e operatori impegnati nelle strutture sanitarie private, assieme agli operatori dei laboratori privati che si occupano di processare tamponi e test sierologici”.

Sul problema Stragliati aveva presentato una Risoluzione specifica nella quale informava la Giunta che “numerose associazioni di categoria si erano già espresse per richiedere una vaccinazione urgente per tutti i professionisti operanti nel settore della sanità privata e nei laboratori privati che operano a contatto con tamponi e test sierologici, su tutto il territorio nazionale”.

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