Nomina Iren, non c’è pace nel Pd: Dosi contrattacca Paola De Micheli

05 Giugno 2013 12:40

Paola De Micheli e Paolo Dosi

Non c’è pace nel Pd piacentino dopo la nomina di Barbara Zanardi nel consiglio di amministrazione di Iren effettuata dal sindaco Paolo Dosi. Contro la sua affermazione di incompatibilità di altri due candidati (Marco Bergonzi e Paolo Sckokai) si era scagliata la parlamentare Paola De Micheli: “Dosi ha sbagliato, non è vero”, aveva affermato la deputata piacentina.

Oggi è arrivato il contrattacco del primo cittadino: “Non sono solito replicare ai rilievi critici nei miei confronti, ma nel caso delle considerazioni dell’onorevole Paola De Micheli in merito alle nomine in Iren mi sembra importante chiarire alcuni aspetti che esigono precisazioni. Non solo dal punto di vista tecnico, ma anche con riferimento alla mia persona. Non vorrei infatti che si pensasse che il sindaco abbia affrontato con leggerezza, e senza la necessaria attenzione, un tema così delicato. L’esempio della nomina nel Cda di Iren dell’ex vicesindaco di Torino Tom Dealessandri, che l’onorevole De Micheli riporta per dimostrare la conferibilità dell’incarico anche alla figura di un consigliere provinciale, non mi sembra pertinente. Il testo dell’articolo 7.2 del decreto legislativo 39/2013, infatti, stabilisce che l’incompatibilità si realizza quando le sedi dell’ente pubblico nominante e dell’ente in cui si è nominati sono nella stessa regione. Come noto, Iren ha sede a Reggio Emilia, quindi la norma, per quanto il contenuto risulti discutibile o quantomeno bizzarro, nel caso specifico non si applica ai comuni di Torino e Genova, ma vale indubbiamente per i Comuni emiliani. Nel rispetto delle regole e della trasparenza amministrativa credo non si possa che prenderne atto, come peraltro ha ribadito sul “Sole 24 Ore” del 3 giugno scorso anche il professor Stefano Pozzoli, in un articolo dal titolo emblematico: Tutti incompatibili tranne i deputati”.

Ma a Dosi preme chiarire un altro punto che ritiene particolarmente rilevante: “Dal tenore del confronto che si è sviluppato in questi giorni, temo che l’opinione pubblica possa maturare la convinzione che, per essere designati alla dirigenza di un ente partecipato, occorra necessariamente essere candidati da un partito politico. Nel caso di Iren, al contrario, mi erano pervenute una decina di candidature, la maggior parte delle quali proposte da singoli cittadini. Le ho tenute tutte ugualmente in considerazione, valutandone competenze e qualità professionali. Se il solo criterio di selezione fosse il sostegno di un partito o l’appartenenza politica, a quale scopo emanare un bando pubblico? Penso che l’obiettivo di una reale meritocrazia, di cui il Partito democratico si fa orgogliosamente e doverosamente portavoce, si consegua innanzitutto attraverso le scelte concrete, e non possa restare solo sulla carta”.

FOTI E PUTZU CONTRO IL SINDACO – Polemico il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: “Fa piacere che il sindaco di Piacenza legga con attenzione anche le candidature presentate da cittadini comuni, molto meno che le più importanti nomine da lui effettuate abbiano sempre avuto come pre requisito la sottoscrizione e la condivisione di qualche esponente del potere politico. Anche nel caso di Iren la prescelta dal sindaco era stata presentata da un consigliere comunale del Partito democratico. Eviti quindi il sindaco di raccontare la storiella secondo cui le proprie decisioni non risultano influenzate da alcuno, tantomeno dalla politica. Così pure è quantomeno sconcertante – aggiunge Foti – che per giustificarsi di fronte ai suoi sodali per la scelta effettuata su Iren, Dosi non solo evochi normative di legge che, a suo dire, precludono la designazione di altri, ma vi aggiunga anche l’appartenenza di genere.  Gira e rigira – conclude Foti – appare chiaro che le scelte di Dosi non sono figlie di autonome valutazioni personali ma della guerra di potere in atto, anche a livello locale, nel Partito democratico alla quale non è certo estraneo, ma bensì compartecipe. Il sindaco nomini pure, se è così che gli è imposto di fare, amiche e amici dei suoi amici, ma eviti di prenderci in giro con puerili argomentazioni”.

Neppure il consigliere comunale del Gruppo Misto Filiberto Putzu è tenero: “Le ripetute precisazioni del sindaco Dosi conseguenti alla nomina di Barbara Zanardi sembrano la foglia di fico del nudo. Dapprima ha accampato motivazioni “tecniche”,  incompatibilità di taluni candidati proposti, obbligata “scelta di genere” (femminile) cui avrebbe dovuto ottemperare. Ora sostiene una libertà di scelta che avrebbe praticato, ma che appare invece assolutamente di facciata. Ma il nominativo della dottoressa Barbara Zanardi – da lui scelta e nominata – non gli è stato comunque indicato da un esponente del Partito democratico e relativo retroterra ? Libertà decisionale quindi piuttosto relativa  e come al solito (nulla cambia sotto il sole) scelta che, al di là delle dichiarate capacità professionali del prescelto, risponde ancora ai criteri della vecchia politica”.

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