Disturbi alimentari: 120 nuovi pazienti. In aumento l’ortoressia

04 Dicembre 2015 07:00

Mara Negrati

Seguire un’alimentazione sana può diventare un’ossessione. Anche a Piacenza si assiste purtroppo all’ortoressia, un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da un’estrema ricerca della qualità degli alimenti che si consumano. Chi ne soffre tende ad eliminare tutti i cibi ritenuti pericolosi: “Tra l’altro – spiega la nutrizionista Mara Negrati dell’Ausl di Piacenza – queste persone spesso si basano su indicazioni prese da internet, senza consultare un medico”. Secondo la specialista in scienze dell’alimentazione, l’ortoressia ha delle affinità con l’anoressia: entrambi i disturbi si basano su un’ossessione. Le persone anoressiche sono tormentate dalla quantità di ciò che consumano, mentre nell’ortoressia è la qualità del cibo a causare sofferenza. I rischi non sono trascurabili: “Spesso chi soffre di ortoressia finisce con l’isolarsi, evita ad esempio le cene con gli amici e credendo di stare bene, si rivolge al medico solo in seguito alla comparsa delle complicazioni causate da gravi carenze nutrizionali. Mangiare in modo monotono – aggiunge Negrati – priva l’organismo di nutrienti essenziali. L’alimentazione quotidiana deve essere varia”. La nutrizionista spiega che oggi più che di ortoressia è opportuno parlare di disturbi evitanti – restrittivi, in cui rientrano anche coloro che ad esempio rifiutano di assumere cibi solidi perché temono di soffocare. “Tutti questi casi devono essere presi in carico sia da un medico internista per rieducare ad un’alimentazione equilibrata chi presenta i disturbi sia da uno psicologo. L’importante è non trascurare i sintomi alle prime avvisaglie”. Complessivamente, da inizio anno a Piacenza, sono 120 i nuovi pazienti con disturbi del comportamento alimentare presi in carico dall’Ausl. “Purtroppo – ha concluso la dottoressa – 10 ragazze su 100 manifestano comportamenti alimentari pericolosi per la loro salute. A volte si tratta anche di preadolescenti, che vengono seguiti in pediatria”.

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