A Venezia la docufiction di Elena Pedrazzini sul pittore Emilio Vedova

06 Settembre 2019 11:30

DALLA NOSTRA INVIATA A VENEZIA BARBARA BELZINI

Nella sezione Notti Veneziane delle Giornate degli Autori ieri è stato proiettato il documentario “Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio”, realizzato per il centenario della nascita del famoso pittore veneziano.

Il documentario è stato presentato e dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e si avvale della straordinaria e appassionata partecipazione di Toni Servillo, che legge i diari di Vedova, ritmando il racconto diretto e vigoroso della formazione e dell’affermazione di un artista.

La realizzazione è stata affidata a Twin Studio, società di Milano fondata dalla piacentina Elena Pedrazzini, produttrice esecutiva del documentario, mentre la regia è di Tomaso Pessina.

Il risultato è un’opera forte, potente e raffinata, con un suo ritmo intero molto particolare, che la rende diversa nel panorama di qualità altalenante di docufiction sull’arte, tanto di moda in questo periodo.

La serata di presentazione alla Villa degli Autori è stata introdotta da Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione: “Questo non è un film, è un libro in sessantotto minuti. In questa nostra società moderna ci saranno sempre i libri, ma anche modi diversi di leggerli, e qui si fa una contestualizzazione tra parti visive, testimonianze. commenti e voci che in un libro non troverete mai”.

Anche il regista Tomaso Pessina ha detto qualche parola di commento: “Quando la Fondazione ci ha chiesto questo film la prima cosa che abbiamo fatto è stato pensare come si racconta un artista, e abbiamo cercato di farlo attraverso il suo segno, valorizzando la sua imponenza fisica e il suo impeto. Abbiamo messo in scena il suo diario e trovato reperti eccezionali, cercando di creare un dialogo con l’opera. Questa è stata la nostra bussola”.

La chiusura della presentazione è stata affidata a Toni Servillo, che si è sottratto ai complimenti focalizzando l’attenzione sul pittore: “Il documentario inizia con una frase di Vedova che dice che spiegare un quadro è come spiegare la vita. Ringrazio tutti per avermi dato la possibilità di testimoniare una riconoscenza verso un artista gigantesco che ha tracciato una strada. è stata una enorme occasione di arricchimento e spero di aver trasmesso l’amore che provo per Vedova”.

Abbiamo poi avuto la possibilità di approfondire l’argomento con Elena , che non si racconta molto e quindi questa è una stupenda occasione per conoscerla, perchè ha una storia bellissima.

“Sono uscita dal Respighi con il massimo dei voti e questo mi ha permesso di entrare al Cleac, il corso di economia per il settore culturale della Bocconi che al tempo aveva solo 100 posti. Dopo la laurea sono andata a New York a fare uno stage in pubbliche relazioni. Poi ho cominciato a lavorare nella pubblicità, prima in una grande casa di produzione pubblicitaria milanese, FilmMaster e poi sono stata direttore generale in una realtà del mondo moda finchè nel 2012 ho fondato la Twin Studio, che è una casa di produzione e agenzia creativa nel cuore di Brera”. Una società prevalentemente femminile, con producer interni e reparti creativi, una realtà importante nel panorama dello storytelling italiano attraverso video e film. Poi facciamo anche campagne pubblicitarie e video promozionali di alto profilo, come Penelope Cruz per Carpisa, Naomi Campbell per Yamamay, la maggior parte con set all’estero”.

Come siete passati dalla moda all’arte?

“Lavoriamo molto per moda, lifestyle e lusso, ma nell’ultimo periodo ci stiamo avvicinando sempre di più al mondo dell’arte. Abbiamo prodotto un documentario per la Mostra “Renzo Piano. Progetti d’acqua” a Genova e curato anche la parte di allestimento e visual identity della Mostra. Eravamo già stati a Venezia con un corto che aveva vinto il Festival GAI, Giovani Autori Italiani, e quest’anno siamo inaspettatamente siamo stati selezionati alle Giornate degli Autori con questo documentario su Vedova, pittore veneziano di cui quest’anno si celebra il centenario e di cui a dicembre verrà allestita una mostra monografica a Palazzo Reale con curatela di Celant. Anche qui cureremo la visual identity, ci stiamo già lavorando. Il documentario andrà su Sky Arte dal 30 novembre”.

E come è nata l’idea iniziale di questo lavoro su Vedova?

“La Fondazione voleva fare questo documentario: Alfredo Bianchini, il presidente, è stato il vero visionario e ha detto “Io vorrei raccontare Emilio Vedova anche alle nuove generazioni”. Loro hanno appena pubblicato un volume bellissimo, ma i giovani non lo leggeranno mai, e Vedova merita questo tipo di valorizzazione. Noi abbiamo visionato i diari, li abbiamo letti, abbiamo fatto questa proposta di trattamento che gli è piaciuta molto. Inizialmente non pensavamo di poter avere Servillo, che ama molto Vedova e ci ha fatto riscoprire dei contenuti, a suo modo l’ha interpretato. Abbiamo voluto però far parlare il pittore e anche Servillo si è messo al servizio di Vedova. Adesso ci stiamo muovendo anche per una distribuzione internazionale perchè siamo già stati contattati da diversi paesi. Vedova è comunque rappresentato anche all’estero dal più grande gallerista europeo, Ropac, che ha sede a Parigi. Ultimamente Vedova è molto quotato: è stato riscoperto perchè è molto contemporaneo anche nella sua visione di artista, nel suo messaggio di rottura. Il titolo lo abbiamo immaginato perchè abbiamo visto in un video storico che lui aveva scritto “Dalla parte del naufragio” su un muro nel suo studio ed e anche un po’ la sua filosofia di vita, di rottura, di andare sempre oltre”.

Come avete lavorato su questo specifico documentario, così personale e intimo?

“Il nostro regista Tomaso Pessina, mio socio, ha lavorato molto anche sulla scrittura, ha studiato i materiali d’archivio inediti della Fondazione Vedova e li ha elaborati per scrivere la sceneggiatura. Abbiamo fatto rivivere i suoi diari, facendoli leggere a Servillo, e li abbiamo accostati a materiali d’archivio storico, oltre che ad immagini di Venezia. Le riprese di Servillo sono state fatte all’interno della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, nel loro spazio espositivo dei Magazzini del Sale, progettato da Renzo Piano, dove era in corso la mostra Emilio Vedova curata da Georg Baselitz. Grazie al nostro direttore creativo Daniele Desperati abbiamo dato un trattamento grafico molto particolare alle immagini di repertorio di Vedova. Abbiamo fatto rotoscoping, ovvero disegno sul girato, a passo uno, frame by frame, un lavoro enorme che gli ha dato quel tocco in più per cui anche Sky Arte è rimasta colpita”.

Sappiamo che ultimamente hai lavorato anche a Piacenza, ci racconti cosa hai fatto?

“Ultimamente mi ha chiamato Manuel Ferrari, e ho realizzato per lui il video che è stato proiettato nella mostra di Santa Maria in Cortina, quella su Sant’Antonino, inaugurata a Natale. Adesso stiamo lavorando con lui sia sulla parte di identity grafica che video del Museo dell’Immigrazione, che sarà inaugurato a breve. Mi ha fatto molto piacere fare progetti di contenuto e di qualità anche a Piacenza, dove è più difficile lavorare perchè è una realtà piccola, però lui è un visionario e ci siamo trovati molto bene”.

Tua sorella Paola nella nostra provincia invece ormai è un’istituzione della cultura, tra la Fondazione Fare Cinema, Veleia, Pulcheria e il Liceo Nicolini

“Quando ero piccola e studiavo all’università lei già lavorava e io facevo le mie estati accompagnandola ai Festival di teatro, è sicuramente vedere lei lavorare e aiutarla è stata una grande scuola e sono stata molto fortunata per imparare un mestiere che poi ho declinato in un altro ambito. Paola è la persona con cui mi confronto sempre sulle cose che faccio. Il mondo dell’arte è più aperto a collaborazioni e ci stiamo avvicinando, anche naturalmente: la Mostra di Renzo Piano e questo documentario con la Fondazione Vedova, dove ci hanno lasciato lavorare con molta libertà che per me è stato importantissimo, sono progetti che ci sono piaciuti molto”.

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