Lo Stato Sociale alle classi del Gioia: “La nostra sfrontatezza senza precedenti a Sanremo”

01 Aprile 2021 00:08

Un pizzico di idealismo, tanta sfrontatezza e un’identità precisa. Ecco riassunta la ricetta dello Stato Sociale, la band bolognese reduce dalla partecipazione all’ultimo festival di Sanremo con il singolo “Combat pop”. Alberto Guidetti ed Enrico Roberto – anime del gruppo insieme a Lodovico GuenziAlberto Cazzola e Francesco Draicchio – hanno dialogato con gli studenti del liceo Gioia di Piacenza, in collegamento online durante la tradizionale “Settimana della flessibilità” organizzata dall’istituto di viale Risorgimento. I due musicisti hanno anzitutto inquadrato il loro percorso al teatro Ariston, iniziato nel 2018 con la canzone “Una vita in vacanza”, valsa il secondo posto in classifica. “Siamo stati i primi – dicono Guidotti e Roberto dello Stato Sociale – a portare una certa sfrontatezza a Sanremo, rimanendo noi stessi. A fare la differenza, nel nostro caso, è anche e soprattutto la presenza scenica sul palco. In alcuni contesti pop, va detto, è complesso restare coerenti, in particolare in questo periodo in cui chiunque vive di compromessi. Le persone dure e pure, a volte, tendono a scomparire. All’inizio, del resto, anche la partecipazione a Sanremo rischiava di metterci a disagio. Per fortuna, però, siamo riusciti a trovare una soluzione stilistica, senza rinunciare alla nostra identità. Alla nostra intelligenza”.

L’incontro è stato introdotto dalla docente Donata Horak e moderato dal giovane Matteo Boveri, fan della band bolognese. Gli ospiti hanno svelato che il primo nome del gruppo era “Thomas Doll”, cioè “l’unico calciatore della Germania dell’Est – ricorda Guidetti – a giocare nella nazionale riunificata. Poi abbiamo pensato che sarebbe stato meglio qualcosa di più efficace, lo Stato Sociale appunto”.

Con gli studenti del liceo Gioia, “Carrot” Roberto ha condiviso il ricordo del suo esame di maturità: “Era l’estate del 2006, in concomitanza con la finale dei mondiali… Ero riuscito a chiudere la tesina solo un’ora prima di andare a scuola, tra le feste e i clacson dopo il trionfo dell’Italia. E di notte, adesso, ho ancora gli incubi per la prova orale”.

Dagli allievi piacentini sono arrivate diverse domande: la musica è sempre stata la strada principale? “Per me, da sempre – racconta Roberto – la musica era un canale per trovare il mio ruolo nel mondo. Da giovane studiavo il pianoforte, a scuola lo suonavo per le bidelle e studiavo poco. Qualche anno dopo lavoravo in un magazzino dell’Ikea con un contratto part-time, a un certo punto però il mio orario di lavoro era diventato più impegnativo e le date dello Stato Sociale si moltiplicavano. Avevo perso dieci chili, vivevo nell’inferno, fino a licenziarmi e a trasferirmi in un garage per concentrarmi solo sulla carriera musicale. È andata bene”. Un consiglio alle band che sognano di emergere? “Nessuno sa come si fa – risponde Guidetti – serve un mix di talento e fortuna”.

IL SERVIZIO DI THOMAS TRENCHI

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