“Un dialogo tra passato e presente”. Sant’Agostino colorata dai teli delle rotative

23 Settembre 2022 14:00

“Quel che resta del presente”. Un concetto estrapolato da una frase della poetessa francese Marguerite Yourcenar considerato ideale dall’artista Gianluigi Colin per descrivere la mostra che verrà inaugurata ufficialmente questa sera dalle 17.00 nello spazio “Volumnia” all’interno della ex chiesa di Sant’Agostino. “Del presente ci rimane la consapevolezza che tutto ci sfugge, anche noi stessi – spiega l’artista -. Questi materiali sono drappi con i quali si ripuliscono le rotative dei giornali, quindi queste tele non sono altro che la memoria di informazioni, parole, immagini che sono il racconto del nostro tempo”.

Colin – giornalista, critico e artista – in passato è stato art director del “Corriere della Sera”, attualmente è cover editor de “la Lettura” e de “la Lectura” de “El Mundo”, di Madrid. All’interno dell’ex chiesa di Sant’Agostino Colin racconta che una notte, passando proprio nella tipografia del Corriere della Sera, ha notato in un cesto della spazzatura dei drappi: “Erano bellissimi e ho subito pensato che potessero essere una metafora perfetta per quello che è il nostro tempo, cioè questo senso di pulizia delle notizie che è lo stesso procedimento che capita nella nostra memoria”. Da lì l’illuminazione che ha permesso di dare nuova vita a delle tele utilizzate per pulire le rotative.

“Ho sempre pensato che in un luogo carico di memoria come quello che mi
ospita, un artista abbia soprattutto un dovere: dialogare con la storia preesistente, senza necessariamente annullare la propria identità – le parole di Colin -. Per questa ragione ho pensato a un progetto, il più rispettoso possibile, collocando nelle navate laterali 10 grandi opere inserendole esattamente nelle cornici barocche, proprio dove prima erano collocate le antiche pale. Nelle navate laterali ho collocato poi altre 50 opere nelle nicchie, mentre nella navata centrale ho realizzato una installazione in cui grandi drappi si calano dall’alto e avvolgono lo spazio come avviene tradizionalmente nel corso di speciali eventi liturgici. Se i musei rappresentano le cattedrali laiche
della contemporaneità, qui ho voluto evocare (e in qualche modo celebrare) la dimensione anche estetica della pratica del culto, con i suoi riti e cerimonie. E al tempo stesso, come sosteneva Hegel, ricordare che la lettura del quotidiano resta “la preghiera laica del nostro tempo”.

La mostra, curata da Achille Bonito Oliva e impreziosita dalle luci di Davide Groppi, sarà aperta al pubblico fino al 19 novembre, dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 18.00. “Siamo all’interno di uno spazio meraviglioso – sottolinea Colin – E’ una bellissima sfida per la quale ringrazio la gallerista Enrica De Micheli; ho cercato di fare una cosa molto rispettosa con la speranza che i miei quadri astratti riescano a trasmettere un senso di meditazione sul nostro presente. E l’idea di ridare un volto alle statue che adornano questa chiesa? “Parte sempre dall’intento di dialogare con lo spazio che ospita la mostra – risponde l’artista -. Vedendo queste statue che raccontavano una storia ho pensato di ridarle vita con delle teste bendate perchè non vogliono vedere il nostro presente: metafora che definisce la nostra incapacità a imparare dalla storia, un invito a riflettere su chi siamo e su dove dobbiamo andare”.

“Nell’ottobre del 2018 è nata una bellissima avventura con l’intento di ridare luce a questa meravigliosa chiesa – racconta con entusiasmo Enrica De Micheli -. Uno spazio dedicato al design che consentisse di ospitare mostre di questo calibro”. Parlando di “Quel che resta del presente” De Micheli si dice “fiera del risultato di questo progetto pensato e ideato appositamente per questo luogo. E’ un tocco vero e autentico del sapere, siamo di fronte a una mostra colta e concettuale, capace di sposarsi perfettamente con il contesto che la circonda”.

 

L’artista Gianluigi Colin e la gallerista Enrica De Micheli

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