Piacenza divisa in sette: al via i laboratori di quartiere ispirati alle ex circoscrizioni

04 Marzo 2023 02:45

Un’operazione amarcord per le vecchie circoscrizioni? “Sicuramente c’è nostalgia per quel modello, un punto di riferimento sul territorio. Ma non si tornerà al passato”. Fatto sta che il nuovo schema di ascolto promosso dalla giunta Tarasconi sembra quantomeno ispirato ai “parlamentini” di città e frazioni soppressi dieci anni fa, quando la gente sentiva il Palazzo più vicino. Forse. Parliamo dei laboratori di quartiere, cioè inediti spazi di dialogo e collaborazione per lo sviluppo di Piacenza: ecco riassunto l’obiettivo dell’iniziativa presentata dall’assessore alla partecipazione Serena Groppelli.

“Grazie a un finanziamento regionale di 15mila euro e uno stanziamento comunale di 10mila euro, un soggetto esterno sarà incaricato di organizzare la sperimentazione di questo nuovo percorso di ascolto, in partenza con un’assemblea pubblica il 25 marzo dalle 10 alle 13 nell’ex chiesa del Carmine, per poi concludersi nel mese di ottobre. A quel punto, in base ai risultati raccolti – aggiunge Groppelli – l’amministrazione valuterà se proseguire o meno in questa direzione”.

Il progetto vede la suddivisione di Piacenza in sette “quartieri sperimentali” con un nucleo di interlocutori formato da cittadini attivi, associazioni, comitati, organizzazioni e non solo. “Ogni zona avrà una propria sede per le riunioni, all’interno di locali comunali o spazi messi a disposizione da altri enti – chiarisce l’assessora – ci aspettiamo proposte legate al miglioramento delle aree urbane, dai grandi progetti fino ai piccoli interventi. Ma lo scopo è anche quello di valorizzare i volontari disponibili per piccoli lavori di manutenzione”. Si punta dunque a “provare un nuovo approccio alle politiche pubbliche basato sulla prossimità” attraverso “processi stabili di ascolto”. Al termine della sperimentazione, il Comune valuterà l’eventuale introduzione dei laboratori di quartiere nel regolamento della partecipazione.

“A Bologna – evidenzia Groppelli – questo modello funziona. Le consulte tematiche restano attive, anche se purtroppo quelle realmente funzionanti sono solo due su sei, legate a cultura e territorio. La speranza è che i laboratori di quartiere coinvolgano più cittadini”.

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