Manzoni e Verdi per l’omaggio a Sforza Fogliani: domenica “I promessi sposi”

19 Aprile 2023 00:29

Un evento che riunisce il Risorgimento italiano attraverso i suoi più straordinari maestri: Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. Promosso dalla Banca di Piacenza per rendere omaggio a Corrado Sforza Fogliani, con la cerimonia di scoprimento della targa d’intitolazione del già salone dei depositanti del PalabancaEventi al compianto presidente esecutivo dell’Istituto di credito, scomparso il 10 dicembre scorso. Un’intitolazione annunciata dal presidente Giuseppe Nenna durante la recente assemblea dei soci che ha approvato il bilancio 2022.

E proprio il “Salone Corrado Sforza Fogliani” sarà la location del reading teatrale previsto per domenica 30 aprile, alle 16, dal titolo “Incontrando Manzoni e Verdi… I Promessi Sposi a Piacenza”, interpretato dall’attore e regista Massimiliano Finazzer Flory. Il concerto-spettacolo trae spunto dal 150° anniversario della scomparsa di uno dei massimi autori della letteratura italiana e verrà arricchito dalle musiche di Verdi, il quale fu molto colpito dalla morte di Manzoni (“Con lui muore la più pura, la più santa, la più grande delle nostre glorie”, scrisse il grande maestro, che per onorarne la memoria compose la Messa di Requiem, dallo stesso diretta nel 1874 in suo ricordo).

Nel cast, oltre al già citato Finazzer Flory, il Coro degli Amici del Loggione del Teatro alla Scala di Milano, la soprano Renata Campanella, la mezzosoprano Annunziata Menna, Yuka Goda al pianoforte e il direttore Filippo Dadone.

Duplice la sfida offerta. Anzitutto quella di far “sfilare” personaggi come Don Rodrigo, Fra Cristoforo, Lucia, l’Innominato, Renzo e il popolo come figure shakespeariane, quasi ognuna dovesse duellare prima di tutto con se stessa. La seconda sfida, invece, intende mettere in luce in che modo la lingua di Manzoni, anche senza l’intervento della Provvidenza, continui a essere, oggi più che mai, polifonica, polemica e poetica, incredibilmente contemporanea, teatrale. L’obiettivo, ritrovare – fra canto, musica e parola – il filo rosso dell’opera, che risiede nello sguardo, partecipe e impietoso, con il quale lo scrittore osserva l’uomo nella sua metamorfosi da individuo a folla; e quanto la storia di ognuno sia parte – consapevole o meno – della storia di tutti.

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