Coop Assofa, stop ai servizi: da gennaio cento ragazzi disabili senza assistenza

24 Dicembre 2023 16:15

La cooperativa Assofa di via Zoni sospende l’attività dall’1 gennaio. Lo ha comunicato venerdì per iscritto agli utenti dei servizi. Problemi autorizzativi il motivo. Significa che per un centinaio di bambini e le rispettive famiglie il nuovo anno non si apre nel migliore dei modi. Stiamo parlando di minorenni disabili, con necessità di attività socio-educative e socio-sanitarie su indicazione dell’Uonpia dell’Azienda Usl, cioè l’Unità operativa neuropsichiatria e psicologia infanzia e adolescenza.
A erogare questi servizi – terapie educative e neuropsicomotorie – sono per lo più strutture private convenzionate con il pubblico, beneficiando dei finanziamenti del fondo sanitario nazionale. Devono però corrispondere a requisiti di idoneità in ottemperanza alle prescrizioni normative. In certi casi occorre un’autorizzazione rilasciata dal Comune sulla base del parere, vincolante, di una commissione di esperti istituita presso il Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl. In altri casi l’autorizzazione non serve. O, perlomeno, non è servita sin qui, o ne è bastata una che adesso viene ritenuta parziale e insufficiente.
È accaduto che in queste settimane i Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità) dei carabinieri hanno effettuato sopralluoghi e ispezioni in diversi centri socio-educativi di città e provincia. Ne sono scaturiti rapporti con criticità più o meno rilevanti che hanno messo in discussione la regolarità dell’attività, nonostante nella maggior parte dei casi si svolga normalmente da anni. Intendiamoci, non siamo davanti a gravi carenze di natura igienico-sanitaria o relative al trattamento dell’utenza. Si parla di non conformità ai requisiti richiesti: per l’Assofa il problema sarebbe che, secondo i Nas, il servizio doveva essere autorizzato come comunità semiresidenziale psichiatrica, una tipologia prevista dalla normativa regionale. Ragion per cui alla coop di via Zoni sono chiamati ad attivare uno specifico percorso di autorizzazione e accreditamento nel rispetto delle sopraggiunte indicazioni. Solo quando si completerà, la struttura potrà riaprire i battenti.
“Purtroppo, a seguito di un incontro indetto dall’Ausl con tutti i gestori di servizi educativi, non abbiamo avuto conferma dei tempi di rinnovo nel 2024 delle attività affidateci dalla neuropsichiatria infantile”, scrivono i referenti di Assofa nella comunicazione alle famiglie: “Ad oggi non sappiamo quando potremo riavviare i servizi di cui beneficiano i vostri figli, ci rendiamo conto del disagio che questa situazione genererà nei ragazzi e nella vostra gestione familiare. Le vostre difficoltà si affiancano alle nostre nel non avere chiaro l’orizzonte temporale in cui torneremo a lavorare con voi e per voi”.
Una comunicazione analoga era partita anche dal Centro ambulatoriale riabilitativo (Car) Scalabrini sul Pubblico Passeggio, salvo essere revocata da un giorno all’altro. Qui però non c’entrano i Nas e le questioni autorizzative. Il problema è invece di natura economica e fa riferimento al taglio dei rimborsi pubblici. Nella prima comunicazione, giovedì scorso, la dirigenza dello Scalabrini informava i genitori che “a livello nazionale e regionale è stato variato il nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale proponendo ai Car come il nostro una cifra del 7% inferiore rispetto alla tariffa definita nel 2010. Come Fondazione (Madonna della Bomba, ndr) abbiamo deciso, nonostante le rilevanti conseguenze economiche, di accettare la nuova tariffa per poter garantire la continuità al servizio che svolgiamo da anni”.
“Non è stato sufficiente”, proseguiva la lettera, “ad oggi permangono da chiarire importanti aspetti burocratici e prescrittivi, non dipendenti da noi, che obbligano a sospendere temporaneamente il servizio”, ovvero “interrompiamo tutti i percorsi in convenzione, il centro rimarrà aperto soltanto per proseguire con i percorsi logopedici e neuropsicomotori in regime privato”.
Nel giro di 24 ore lo scenario è però cambiato. I superiori livelli istituzionali di riferimento hanno fatto sapere che il contraccolpo economico derivante dalla direttiva nazionale sul nuovo “nomenclatore tariffario” – in concreto consiste nella riduzione da 40 a 12,90 euro del contributo pubblico per ogni terapia erogata, un taglio pesante che manda in forte sofferenza le strutture convenzionate – non sarebbe scattato dall’1gennaio ma dall’1 aprile. Ragion per cui il giorno successivo (venerdì) dallo Scalabrini hanno rettificato con una nuova informativa alle famiglie: “Abbiamo appena ricevuto una nuova comunicazione dalla Regione Emilia Romagna che posticipa all’1 aprile 2024 l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore. Quindi, diversamente da quanto vi abbiamo scritto ieri, possiamo dare continuità ai percorsi convenzionati a partire da gennaio. Ci dispiace molto per queste comunicazioni contrastanti che non dipendono in nessun modo dal nostro Centro”.
Risulta a “Libertà” che anche il centro medico Inacqua di via Caffi – una cinquantina gli utenti delle terapie neuromotorie in piscina termale – sia stato sul punto di annunciare la sospensione dell’attività. Pure in questo caso il rinvio da gennaio ad aprile dell’entrata in vigore del nuovo regime tariffario avrebbe indotto a soprassedere. Almeno per il momento.
Tornando al versante autorizzativo e ai sopralluoghi dei Nas, i rilievi mossi ad alcune delle strutture ispezionate riguardano aspetti diversificati, ad esempio le specifiche qualifiche richieste agli operatori a seconda del tipo di attività svolta, ma anche il rapporto numerico tra utenti in carico e unità di personale impiegato. In un caso, quello degli alloggi in via IV Novembre per soggetti in cura al Dipartimento di salute mentale dell’Ausl, la contestazione ha riguardato la capienza e ha portato a ridurre da otto a sei il numero degli ospiti. Criticità hanno riguardato la comunità terapeutica Don Orione di Borgonovo, ma in provincia un altro paio di strutture per disagio mentale sono finite nel mirino. La questione di fondo sono sempre gli standard e i requisiti di idoneità. I criteri adottati sin qui sono stati messi in discussione dai Nas.
L’INDAGINE DELLE PROCURA
Da rimarcare che da una delle ispezioni effettuate ha preso forma un filone investigativo che ha posto sotto indagine gli ex vertici dell’Ausl. La Procura della Repubblica di Piacenza ha disposto l’invio di informazioni di garanzia alla dirigenza aziendale in carica negli anni scorsi dal momento che i fatti finiti nel mirino degli inquirenti risalirebbero al 2015. Sotto osservazione ci sarebbero le procedure che portano al convenzionamento di strutture private con il Sistema sanitario nazionale che fornisce i rimborsi alle prestazioni e terapie erogate.
Fonti investigative hanno confermato l’attività di indagine in corso, l’ipotesi di illecito riguarderebbe il reato di falso. Diverse le persone raggiunte da avviso di garanzia, con responsabilità dirigenziali negli anni passati sia a livello aziendale generale sia nell’ambito del settore della salute mentale.
Dall’Ausl nessun commento ufficiale, se non la dichiarazione di prassi che “c’è un’indagine in corso, lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro”. E d’altra parte filtra fiducia che sulle contestazioni mosse possano rapidamente sopraggiungere chiarimenti in grado di fugarle completamente. Anzi, già nella giornata di venerdì, sarebbe state forniti agli inquirenti solidi elementi in tal senso.

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