Nell’attuale Polichirurgico “Cittadella della salute” e formazione didattica

17 Gennaio 2025 22:30

Quale futuro per l’ospedale vecchio? La domanda che tanti piacentini si pongono ha trovato risposta a “Nel mirino”. Diventerà una Cittadella della salute.

“Ne abbiamo parlato con la sindaca – dice Paola Bardasi, direttrice generale dell’azienda sanitaria – abbiamo sempre ritenuto che in quel luogo dovessero essere concentrati i servizi. Secondo il DM 77/2022 una città delle dimensioni di Piacenza ha diritto ad avere due case della salute: una è la Belvedere, che sarà terminata con fondi Pnrr entro il 2026, e l’altra troverà spazio nell’ospedale vecchio”.

servizi sanitari ambulatoriali in un unico luogo

Nel complesso di via Taverna si concentreranno quindi i servizi sanitari ambulatoriali di vario genere, oggi sparsi invece in varie zone della in città: dai centri di salute mentale ai centri diurni, fino agli ambulatori di piazzale Milano, senza scordare gli uffici che svolgono le funzioni amministrative dell’azienda. “Ci sono palazzine dedicate ai servizi amministrativi – dice Bardasi – che potranno essere vendute per finanziare investimenti sanitari”.

formazione e didattica

Oltre alla concentrazione dei servizi, la volontà dell’azienda sanitaria è che nel vecchio ospedale trovi spazio anche la didattica della scuola di infermieristica e alcune attività degli studenti del Corso di medicina e chirurgia dell’Università di Parma. Non solo. “Prendendo l’esempio da quanto avviene all’estero – aggiunge Bardasi – nell’ambito di una collaborazione con il privato ci piacerebbe in quel luogo dare vita a strutture di co-housing per anziani autosufficienti, ma che necessitano di stare insieme e di essere sorvegliati. Sarebbe un buon completamento di questa nuova Cittadella della salute».
Dalle parole degli ospiti a “Nel mirino” emerge come difficilmente l’ospedale vecchio resterà uno scatolone vuoto. Non è infatti questione che preoccupa l’amministrazione. «Come territorio soffriamo per la mancanza di spazi – dice la sindaca Tarasconi – quindi non sarà questo il caso di uno spazio rimasto vuoto e inutilizzato, che lentamente va in rovina”.

transizione dal vecchio al nuovo

Anche la fisiologica fase di transizione fra vecchio e nuovo ospedale non desta preoccupazioni. Lo dice Bardasi: “Esistono procedure consolidate. Gli operatori sanno bene come fare”. De Pascale aggiunge una funzione a cui potrebbe essere riservata la struttura. “Occorre risolvere il problema degli operatori sanitari che faticano a trovare casa – dice il presidente regionale – gli infermieri rinunciano a entrare in servizio perché non hanno un luogo dove risiedere. Un operatore che fa turni, che arriva magari da altre regioni e quindi è privo di una rete familiare, non può non avere una casa. L’idea di utilizzare parte del patrimonio abbandonato, così come stiamo valutando per l’Ospedale Bufalini di Cesena, è da prendere in considerazione. Si tratta di alloggi temporanei per i dipendenti, che hanno bisogno di una casa per qualche mese al fine di poter prendere servizio, e per cercare in seguito una soluzione autonoma”.

E’ possibile riguardare la puntata di Nel Mirino su Telelibertà on-demand.

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