Da “magiüstar” a “garòn”: Luigi e Mario presentano il Nuovo dizionario bobbiese

27 Agosto 2021 02:55

Ottantasei anni fa, genitori e nonni hanno insegnato loro a ragionare in un’altra lingua. Il dialetto, il bobbiese, uno dei più difficili, apparentemente incomprensibile. Per Luigi Pasquali e Mario Zerbarini, amici da una vita, certe parole sono rimaste intraducibili in italiano anche fuori dall’istituto magistrale, fuori dal lavoro, non sono croste, sono la realtà incavicchiata nel senso stesso delle cose. Hanno lavorato per vent’anni al Nuovo dizionario bobbiese, “Ora arrivati a 86 anni dovevamo presentarlo, era ora”, e lo presenteranno domani, sabato 28 agosto, nel giardino dell’auditorium Daverio in piazzetta Santa Chiara alle 17, presenti il sindaco Roberto Pasquali e l’editor Arianna Ghilardotti.

“Ci auguriamo si continui a parlare dialetto, altrimenti avremo dimenticato chi siamo”. Se si sfoglia il dizionario si trovano anche i detti, “a Sàn Pé, Trèbia a ne pìa vün par ra tèsta e ün p’r i pé”, cioè “a San Pietro, Trebbia ne fa annegare uno prendendolo per la testa e uno per i piedi”. E poi provate a mettervi alla prova: sapete cosa vuol dire “magiüstar”? Fragole. E “garòn”? Coscia. Impossibile da intuire. Quasi quanto il “zgüratazgüratìn”. Che non vi diciamo cosa sia…

I DETTAGLI NELL’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SUL QUOTIDIANO LIBERTA’

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