Buon Natale e buone feste dal Gruppo Libertà

In regalo per voi il girotondo dell'alfabeto natalizio. Su Telelibertà le edizioni speciali del Tgl delle 13.15 e delle 19.30

Redazione Online
|16 ore fa
Il gruppo Libertà
Il gruppo Libertà
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Tanti auguri di buon natale e buone feste dal Gruppo Libertà. Che possiate passare momenti di serenità e di condivisione con le persone che avete nel cuore.
Noi, per l'occasione, vi facciamo un regalo speciale: il girotondo dell’alfabeto natalizio a cura di Paola Romanini, un girotondo che si ripete ma che ognuno sente e vive a modo suo. E anche i Grinch alla fine si rassegnano
Alzi la mano chi, a Natale, mantiene il rito delle telefonate di auguri, quelle di una volta, fatte da casa, seduti sul divano...Siete tanti? Fatico a crederlo e mi complimento con voi perché la tentazione di velocizzare con un messaggino corredato da emoticon è tanta. E per i più pigri c’è anche la scorciatoia della cartolina virtuale. Lo schermo del cellulare si illumina: lo apri e trovi un bel messaggio e un’immagine suggestiva, che vuoi di più? Scatta l’inoltro. Fatto. Vuoi mettere che risparmio di tempo rispetto ai biglietti di una volta scritti a mano? Ma sì, basta con l’operazione nostalgia, il mondo corre. Peccato che poi, come stregati, ci fermiamo sui social a chattare, non si sa bene con chi, del Natale di una volta. Avete visto quanto gruppi sul tema e quanti follower? Già a fine agosto si postano cartoline di atmosfere lontane e irripetibili (a partire dall’abbondanza della neve): “Dicembre, il mese che preferisco”. Poi ci sono i consigli per gli addobbi dell’albero, per l’allestimento del presepe e se si chiede qual è il film che vorresti riveder per le feste una delle risposte più frequenti è “La vita è meravigliosa”. Siamo fatti così, dolcemente complicati (sì lo sono anche gli uomini, cara Mannoia) e contraddittori. C’è chi ama il Natale, chi lo detesta ma tutti lo vivono nelle parole che da sempre lo accompagnano. Un alfabeto così uguale per tutti e così diverso per ognuno.
A come auguri
Sinceri o formali, spontanei o obbligati: sono gli auguri per le feste. Rito scaramantico irrinunciabile che si tramanda dall’antichità. Sapete che gli egizi usavano foglie di papiro per scrivere messaggi di buon augurio? Un suggerimento: so che ci vuole molto più tempo ma un “Buone feste” inviato in posta elettronica a duecento contatti rischia (seriamente) di essere ignorato.
B come brividi
C’è chi ama la ghost story natalizia. Il Canto di Natale di Dickens è stato il primo ad unire fantasmi e sentimenti ma nell’epoca vittoriana si diffusero racconti di spiriti molto meno tranquillizzanti. Da brividi, appunto. Come Merry Victorian Christmas, racconti gotici, pubblicato da Mondadori.
C come che fai?
Domanda insidiosissima. Generalmente ti sorprende mentre vai di corsa e ti imbatti in un conoscente che si sente in dovere di chiederlo. Buona regola rispondere senza dovizia di dettagli. In caso contrario vedrete il sorriso dell’interlocutore virare irreversibilmente verso una smorfia di dolorosa impazienza.
D come danza
Sul ghiaccio, o nei teatri. È il tempo della musica, degli spettacoli, dei cori in piazza che riscaldano (insieme al vin brulé). E’ il tempo dello Schiaccianoci, del suo valzer dei fiocchi di neve. E dei tanti schiaccianoci che affiorano fra gadget natalizi o colorano piatti e rotoli di carta (anche igienica, va detto)
E come euforia
Alla fine bisogna essere davvero di ghiaccio per non farsi contagiare dall’euforia. Molti di noi diventano elfi impazziti che aprono scatoloni, sistemano in casa pupazzi di neve, alberi parlanti, Babbi in mongofiera, soldatini che faticano a stare in piedi perché magari l’anno prima sono stati un po’ bistrattati...
F come festa in famiglia
Doppia F: è festa ed è festa in famiglia. La bellezza del Natale laico è tutta qui. Può diventare un rompicapo nel caso di famiglie allargate, doppie, triple ma solo perché le feste hanno un effetto amplificatore sul tutto. Niente di più.
G come giochiamo insieme
È soprattutto, e sempre, la festa dei bambini (e degli adulti che vogliono sorprenderli e vederli felici). L’offerta dai giochi tradizionali a quelli tech è sempre più ampia e la pubblicità sempre più mirata.  Il consiglio è: non esagerate. Io lo facevo quando le mie figlie erano piccole ma oggi, da nonna, capisco che non basta regalare un giocattolo: bisogna mettersi in terra e giocare.
H come Help Me
Aiuto manca poco, non ho prenotato i tortelli, ho ancora tre regali da fare. E poi c’è la tovaglia da stirare per il pranzo di Natale e per Santo Stefano ho chiamato o no il ristorante? Keep Calm and carry on... in fondo è piacevole stress. Bisogna solo evitare di caricarsi di tutto e avere il coraggio di dire “Help me”. 
I come iniziative
Tripudio di idee e molte abbracciano la solidarietà. È il bello del Natale che condividono anche i Grinch.
L come luci
Avete mai visto un Natale al buio? Un ossimoro. Natale accende le città di mille luci e nei condomini dove si litiga su tutto, su una cosa si trova quasi sempre l’accordo: gli addobbi di Natale. A proposito: avete visto che meraviglia le cascate luminose in un palazzo di via Fermi?
M come Messa
Per chi crede il Natale è la messa, meglio se di mezzanotte. In alcuni paesi ci sono giovani e meno giovani che si radunano sul sagrato per farsi gli auguri, partecipano alla celebrazione e poi fanno un brindisi. Spopola l’ape di Natale, l’aperitivo fra amici (ammettiamolo a denti stretti: spesso più divertente della cena di vigilia in famiglia).
N come novità natalizie
E qui vi sfido a trovarne perché se riuscire ad imbattervi, che so, in una Befana che si trucca, o in un Babbo Natale in relax con i piedi in ammollo, avvertitemi: mi mancano.
O come Oh
C’è Oh Oh Oh, la classica risata di Babbo Natale ma anche Oh che bello, espressione di meraviglia quando si scarta il dono (peccato che sia lo stesso maglione dello scorso anno e sempre di due taglie più grandi).
P come palle
Intese come sfere in vetro, plastica, colorate, decorate che addobbano l’albero di Natale. A Merano c’è un negozio che le vende tutto l’anno. Se chiedete il perché al titolare vi disarmerà subito: «Perché Natale arriva sempre». Non fa una piega. E’ certezza imprenditoriale. Se vi capita andateci: vi sembrerà di entrare in una grotta di stalattiti decorate, vi sentire come un elefante in una cristalleria, abbagliati dal gioco di luci, colori e trasparenza dei cristalli lavorati. Tutto meraviglioso ma se usciamo un attimo dal Christmas mood e guardiamo la realtà con occhi disincantati, troviamo che palle ha anche un significato volgare e che non sono pochi i maratoneti delle feste che vanno ripetendo di averle piene o rotte. Sbaglio?
Q come quaterna
C’è una famiglia immune da nonno o zia che ama la tombola? Se c’è tanto peggio per lei perché non sa che cosa si perde. Ben vissuta (una volta l’anno per un consumo moderato) è piacevole. Ci si ritrova, si fanno le stesse, identiche (proprio per questo assurdamente divertenti) battute e c’è il solito cognato che resta indietro e si fa ripetere i numeri perché si è distratto a guardare il cellulare. Poi ci sono le tombole creative, quelle che si preparano ad arte per i nipoti. Con pacchetti a sorpresa per ogni premio. Ovviamente i bambini devono vincere e quindi se un adulto si azzarda a dire: ho fatto tomb... viene subito zittito dallo sguardo feroce della zia. Credetemi: è un bel momento e i bambini lo apprezzeranno tanto da incentivarvi a mantenere la tradizione anche quando saranno grandicelli.
R come regali
Inevitabili. Immancabili. Addirittura c’è chi si indebita per farli e questa non è una battuta perché purtroppo è vero, del resto a Natale non puoi deludere. E pensare che esiste un regalo, più grande di tutti, che non costa nulla ma è preziosissimo (e raro): donare un po’ del nostro tempo.
S come Santa Lucia
E’ da sempre in concorrenza spietata con Babbo Natale e la Befana ma non ce la farà mai a superare “barba bianca”, leader assoluto della magia dell’infanzia. Quanto alla Befana, beh, non toccatela a Roma perché lì è una vera istituzione. Nel 1977 Andreotti provò ad abolire la festività ma al grido di “Ridatece la befana” dopo un anno la festa dell’Epifania fu ripristinata. Oggi la domanda è: ma quanti bambini, nativi digitali, credono a slitte e scope volanti? Certo l’immaginazione è alimentata anche dalla tecnologia: pagando, ti arriva sul cellulare anche il messaggio da Babbo Natale “personalizzato” corredato di foto di famiglia che finiscono in un villaggio nevoso pieno di elfi e renne. Ho letto i commenti entusiasti di chi ha fatto questo “regalo”. Sarà... ma io non amo gli effetti speciali. E credo che bambini siano molto più furbi dei grandi: sanno che finché credono alla magia, i giocattoli arrivano sotto l’albero.
T come tavola
Dopo l’albero e le ghirlande in casa, è l’immagine che più si ostenta con orgoglio sui social. Ricca, addobbata, golosa. C’è l’eleganza sobria del Natale senza tempo e l’americanata di gadget con alberelli messi a dimora nei bicchieri (e non è una deriva green). C’è la porcellana Ginori e ci sono i piatti di carta. Ognuno apparecchia il Natale come vuole e ne è soddisfatto tanto da metterlo in mostra per incassare like. Immancabile il piatto di anolini in brodo (certo...non lo ha mai visto nessuno, è così raro che merita la foto).
U come universale
Chi ha paura del presepe? Chi non ne capisce il messaggio universale di fraternità e di inclusione. Quel Bimbo nella mangiatoia ci parla di pace, pace nel mondo, pace nel nostro cuore. E se ci infastidisce il problema siamo noi, non il presepe.
V come vintage
Mai come a Natale si evocano epoche passate, c’è nostalgia, si vorrebbero rivivere situazioni, atmosfere legate all’infanzia o, addirittura, viste solo in qualche antica cartolina. Ad alimentare la ricostruzione dell’isola che non c’è, ad immergerci in una bolla di neve artificiale, contribuiscono i tanti villaggi e mercatini. Li riscopriamo, anno dopo anno, sebbene siano quasi sempre gli stessi. Lo stupore che si rinnova è uno dei miracoli del Natale.
Z come zucchero
Tutto dolce a Natale, dal panettone in casa alle cioccolata al bar. È il momento delle giuggiole ad oltranza, dei marshmallow (altro dono del popolo americano). A chi ama il salato viene un po’ di nausea perché la vita, neanche a dicembre, è tutto zucchero.