Regali fatti con le mani e con il cuore: vite ricucite al "Nodo"
In via Calzolai 85 la boutique temporanea della Caritas vende oggetti realizzati da donne con un passato difficile, che così possono ripartire

Marcello Tassi
|6 giorni fa

Da sinistra: Maria Cristina Marchi, Eleonora Scotti e Chiara Bozzarelli
Basta aprire la porta del piccolo negozio di via Calzolai 85 per rendersi conto che al suo interno si può trovare qualcosa di diverso. Non è una semplice boutique temporanea della Caritas: è un luogo che scalda, che respira, che si muove al ritmo paziente di mani che creano. Non servono luci accecanti né frasi a effetto. Basta l’eleganza discreta dei pupazzi realizzati a mano, delle tovagliette cucite con stoffe recuperate, di un bruco colorato che sbuca da un cestino e perfino di una minuscola casa interamente cucita a maglia, con tanto di stendino e bidet. Sono oggetti che sussurrano. Raccontano un percorso, un abbraccio, una seconda possibilità. Il cuore di tutto si chiama “Il Nodo”, ed è una parola che Maria Cristina Marchi pronuncia con delicatezza. Volontaria storica della Caritas, responsabile del laboratorio e del negozio, quarant’anni trascorsi al Centro d’ascolto, conosce la fragilità e la resilienza come pochi.
«Il laboratorio è nato alla fine del 2013 – racconta – e si chiama “Il Nodo” perché lega insieme due parti: i volontari Caritas e le donne che i servizi sociali ci affidano. Donne con fragilità economiche o psichiatriche, talvolta con alle spalle un passato difficile, seguite dal dipartimento di salute mentale dell’Ausl, dal Sert o dai servizi sociali. Con noi possono restare anche anni. Ridiamo, piangiamo, condividiamo tutto. In poche parole, diventiamo una famiglia». Ogni mattina, dalle 9 alle 12, al Centro “Il Samaritano” di via Giordani - sede del progetto - si lavora con ciò che arriva in dono: tessuti, lane, materiali da recuperare. Nascono tovaglie, bambole, fermaporta, capi di sartoria, borse, centrotavola, e ora che si avvicina il Natale anche presepi. Tutto a offerta. Una parte resta al centro in via Giordani, il resto riempie gli scaffali del negozio che temporaneamente viene allestito proprio in occasione delle festività natalizie. «Chiediamo ai piacentini – dice Maria Cristina – ma anche agli altri volontari di Caritas, in tutto 600, di passare da qui. Di acquistare qualcosa. Di lasciarsi sorprendere. Perché qui si intrecciano tante storie».
E mentre Maria Cristina parla, nel piccolo spazio di via Calzolai si muove rapida e precisa Chiara Bozzarelli, ago e filo tra le dita, custode silenziosa della sartoria del gruppo. Poi arriva Eleonora. Quarantotto anni, quattro passati al Nodo. Parla come se fosse in punta di piedi, con quel sorriso calmo e consapevole che hanno le persone che hanno sofferto. Dietro al bancone, tra piccoli gadget - un tappo di sughero diventato una renna - donati a chi compra qualcosa, racconta il suo percorso.
«Mi trovo molto bene in Caritas – dice –. Lavorare con le mani riduce lo stress: la maglia, con il suo ritmo, ti aiuta a staccare dalla frenesia. Migliora la concentrazione, ti dà gratificazione. Quando terminiamo un lavoro, lo guardiamo insieme ed è bellissimo: ci sentiamo parte di un gruppo, parte di una rete di talenti che, uniti, fanno qualcosa in più. Siamo donne di tutte le età. Ci tramandiamo competenze, tradizioni. In Caritas chi lavora con le mani è un artigiano, è un lavoratore… e ci mette anche il cuore. Anche i lavori più pesanti, se fatti con il sorriso, diventano leggeri».
Da quel cuore prende forma il concetto che meglio rappresenta l’attività del Nodo. «La filosofia del riciclo ci rappresenta: il recupero genera bellezza. Prendiamo qualcosa che per altri non ha valore e lo reinseriamo in un circuito di cura. Così facciamo anche con noi stesse. Ridare nuova vita agli scarti mi fa pensare a una metafora. Gli “scarti” dell’umanità, quelle persone che, per proprie scelte, per cattivi consigli o semplicemente per il contesto in cui sono nate, hanno imboccato strade sbagliate, possono sempre essere “riparate”. C’è sempre un’opportunità per rimettersi in piedi e ricominciare. Possiamo restituire una nuova vita anche a loro, perché meritano, con la stessa dignità di chiunque altro, un posto su questa terra».
E forse è questo, più di ogni altra cosa, il dono che si raccoglie entrando al numero 85 di via Calzolai, attivo fino al 24 dicembre mercoledì dalle 9.30 alle 12, sabato dalle 9.30 alle 12 e dalle 15 alle 19, e domenica dalle 15 alle 19: la certezza che quando due fili si annodano – persone, mani, fragilità e voglia di futuro – non c’è nulla che non si possa ricucire.





