Multa di 500 euro a una mamma per aver diffamato prof della figlia
Nel 2020 scrisse alla scuola che l'insegnante arrivava in ritardo e senza mascherina. La sua avvocata: «Ci riserviamo di fare appello».

Paolo Marino
May 18, 2025|31 giorni fa

Il tribunale di Piacenza
La mamma di una studentessa di un liceo piacentino è stata condannata a pagare una multa di 500 euro per aver diffamato il professore di filosofia della figlia durante il periodo della pandemia. Il docente si era sentito danneggiato dopo essere stato convocato dalla preside e aver scoperto che all’indirizzo elettronico della segreteria erano arrivate email della donna nelle quali venivano segnalate presunte scorrettezze: «Arriva sempre in ritardo in classe, non corregge le assenze errate del registro elettronico, non indossa la mascherina, l’appoggia sulla cattedra, gira tra i banchi senza protezione, parlando si avvicina agli alunni e sparge "droplets", tocca il materiale dei ragazzi senza aver igienizzato le mani».
La giudice Anna Freschi ha però assolto la donna dall’accusa di calunnia. «Riteniamo corretta l’assoluzione per la calunnia, mentre per quanto riguarda la diffamazione ci riserviamo di fare appello - ha commentato l’avvocata Giovanflora Marifoglou -. Non c’è stato alcun reato. Ciò che scrisse l’imputata corrisponde a un legittimo diritto di critica. Del resto, dal processo non è emerso che certi comportamenti non siano avvenuti». Di parere contrario l’avvocato Mauro Pontini, che assiste il professore costituitosi parte civile. «La sentenza è corretta ed equilibrata. Quanto scritto aveva un intento diffamatorio. In astratto, le affermazioni del genitore avrebbero potuto prefigurare reati di truffa o falso da parte del docente. Tuttavia, siamo d’accordo sull’assoluzione per quanto riguarda l’ipotesi di calunnia».
I fatti risalgono al settembre del 2020. «Insegno da trentatré anni, non ho mai avuto problemi e non accetto queste accuse non corrispondenti alla verità», aveva detto il docente alla giudice e al pubblico ministero Sara Macchetta quando venne ascoltato in tribunale nel luglio del 2023. Accuse ancor più incomprensibili alla luce dell’ottimo rendimento della studentessa, figlia della donna finita a processo. «Una ragazza molto capace da un punto di vista didattico, che ha avuto voti dall’8 al 9. Soltanto in un caso ha preso dal 6 al 7 e rilevo che le comunicazioni della madre in segreteria sono iniziate dopo quel voto». L’insegnante ha ricordato che la madre chiese conto del calo di rendimento della figlia. «Risposi che eravamo nel pieno della pandemia e che quella votazione non era un grande problema». Il professore aveva precisato che piccoli ritardi in classe possono essere giustificati da incombenze legate all’attività didattica.