Gli ultimi istanti del "tranquillo" Mykha. «Gran lavoratore, a casa mai un litigio»

I colleghi: «Era integrato, serio e puntuale». Da tempo Drobyshevskyi, 37 anni, sapeva che la moglie frequentava un altro uomo

Paola Brianti
Paola Brianti
|1 mese fa
Gli ultimi istanti del "tranquillo" Mykha. «Gran lavoratore, a casa mai un litigio»
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Per morire ha scelto l’inferno: prima Mykhailo Drobyshevskyi si è cosparso di benzina, poi si è seduto sul sedile posteriore della sua Polo, ha chiuso la portiera e si è dato fuoco. I carabinieri del Radiomobile hanno trovato i suoi resti carbonizzati in località Biraga, a poche centinaia di metri da dove lavorava. Nei prossimi giorni, sarà un’autopsia a dare la conferma definitiva che si tratti proprio di lui, l’idraulico 37enne di origini ucraine che un paio d’anni fa era arrivato a Fiorenzuola, riuscendo a ricongiungersi con la famiglia. Ora gli inquirenti tentano tramite l’analisi dei cellulari di ricostruire gli ultimi attimi di vita del suicida, che le telecamere inquadrano alle 16.35 di domenica mentre si dirige là dove deciderà di ammazzarsi.
Riavvolgendo il nastro, trascorrono poco più di cinque minuti tra il passaggio sotto all’occhio della videosorveglianza a quando, senza dire nemmeno una parola, su una panchina in via Lungo Arda Drobyshevskyi ha aggredito con un coltello da cucina Alessandro Mason. Uno, due, tre fendenti, fino a superare i dieci, al torace e al collo. I testimoni sentono Mason urlare «chiamate un’ambulanza», ma il feritore non c’è Ca
Carabinieri in via Lungo Arda
Carabinieri in via Lungo Arda
Si sa che Mason aveva trascorso tutto il pomeriggio con la moglie di Mykhailo, pare a Saronno. È lì che il 32enne era domiciliato, anche se ormai trascorreva gran parte del tempo a Fiorenzuola, sempre lì, su quella stessa panchina teatro dell’agguato, estate e inverno, insieme con la Drobyshevska.

Tutti i giorni anfibi e mimetica

Estate e inverno. Mattina e sera. Alessandro Mason e la moglie di Mykhailo Drobyshevskyi facevano coppia fissa sulla panchina in via Lungo Arda. «Noi li chiamavamo scherzosamente "i morosi"» dice una coppia che va a correre ogni mattina sul tratto che costeggia le villette con giardino, tutte case nuove e in ordine. Tra i frequentatori abituali della passeggiata i due non erano passati inosservati, «erano arrivati più o meno a marzo, era primavera - aggiungono - li trovavamo quasi ogni giorno, anche sabato e domenica, dalle otto del mattino alle otto di sera, seduti sulla stessa panchina. Si scambiavano gesti affettuosi, niente di scabroso, sembravano una coppia giovane e bella». A colpire, soprattutto, era lui, Mason: «Anche a luglio inoltrato indossava una tuta mimetica e un paio di anfibi. Sull’avambraccio dell’uniforme ho visto la mostrina gialla e blu, mi sembrava la bandiera Ucraina», dice uno sportivo che frequenta il Lungo Arda ogni giorno. «Poi però l’abbiamo sentito parlare un italiano corretto, non poteva venire dall’est». Anche nei bar lo chiamavano "il pilota", perché si era presentato così, come racconta un avventore fuori da un locale. «Portava sulle spalle un grosso zaino militare - continua un runner in tenuta sportiva - Si sedeva e dopo un po’ arrivava la ragazza, pensavo fossero fidanzati. In estate si mettevano con una coperta sul prato, seduti a terra all’ombra degli alberi là in fondo, a volte apparecchiavano come per fare un pic-nic. E ora che fa un po’ più fresco, si mettevano addosso un panno e stavano lì, sempre sulla panchina. Parlavano, si abbracciavano, niente di più di questo». «Ci siamo sempre chiesti cosa facesse un militare tutto il giorno su una panchina», racconta una signora che vive proprio lì davanti e che pensava che fosse un militare di San Damiano. Ieri un’altra vicina ha visto tutto, l’aggressione, i soccorsi, il trambusto «e non ho dormito questa notte. Non posso crederci, qui è sempre stato tranquillo». Una tranquilla zona residenziale, dove vive anche il sindaco Romeo Gandolfi e anche lui ha visto tutto: «Pensavo fossero i soccorsi per una persona anziana, qui ne vivono tante. Il ragazzo era sulla barella, aveva la maglietta alzata, si vedevano le ferite sull’addome. Non era mai successo niente di simile qui».
Runner in via Lungo Arda
Runner in via Lungo Arda
Una residente della via
Una residente della via

Lo zio di Mason: «È un bravo ragazzo»

Intanto la famiglia di Alessandro Mason vive ore d’ansia: è a Turate, un piccolo Comune in provincia di Como, che in molti attendono notizie dall’ospedale Maggiore di Parma. Mason non è particolarmente conosciuto in paese, abitava a Saronno. Molto noto è invece lo zio, Paolo Mason, assessore ai Lavori Pubblici, in passato consigliere comunale.
L’amministratore comunale non aveva contatti diretti col nipote da tempo: «Era un po’ che non ci sentivamo - spiega Mason - da quanto mi risulta vive a Saronno, dove in passato è stato autista della Croce Rossa e ora lavorava per un’azienda metalmeccanica. Andava a Fiorenzuola per incontrare questa ragazza un paio di volte a settimana. Non so altro. Posso solo dire che è sempre stato un bravo ragazzo, con voglia di lavorare, impegnato per lasciarsi alle spalle i problemi familiari che mi sembrava avesse ormai superato. Adesso quel che più importa è che possa riprendersi al più presto. Non abbiamo ancora informazioni certe sul suo stato di salute e siamo tutti in forte ansia per lui». Nel frattempo, alcuni familiari si sono recati a Parma per poter stare vicino al 32enne, per il quale ancora non è stata sciolta la prognosi.