Idea League, la Summer School del Politecnico a Piacenza: processi di valutazione complessi per la Piacenza del futuro
A CURA DI ALTRIMEDIA
|2 mesi fa

Cinque è il numero magico della Summer School dell’Idea League che, a fine luglio, ha riempito di straordinarie energie creative il Campus Arata del Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano. Cinque sono le Scuole internazionali che fanno parte di questa rete di formazione di eccellenza, da cui provengono 25 studentesse e studenti: oltre al Politecnico, la Chalmers University of Technology (con sede a Göteborg, Svezia), la svizzera Eth di Zurigo, la Rwth di Aachen (Aquisgrana, Germania) e la olandese Tu di Delft. Cinque sono stati i giorni di lavoro nelle aule del Campus piacentino, dal 21 al 25 luglio, con un ricco e intenso programma di incontri, lezioni, confronti, seminari.
E cinque sono i gruppi di lavoro che hanno sviluppato altrettanto proposte per la città di Piacenza. Perché (questo è un elemento qualitativo e fortemente distintivo di questa esperienza didattica) l’internazionalità delle provenienze e delle culture rappresentate si è confrontata con i temi locali espressi dal luogo e dalle comunità che lo abitano. Peraltro in una fase non banale per una città chiamata proprio in questi mesi a disegnare il proprio sviluppo dei prossimi decenni attraverso il nuovo Piano urbanistico generale. Ed è proprio in questa prospettiva che le docenti del Politecnico che hanno organizzato il workshop (Alessandra Oppio e Marta Dell’Ovo insieme a Daniela Maiullari (Tu Delft) e Martina Schretzenmayr (Eth Zurigo) a formare un team tutto femminile) hanno sviluppato con gli studenti un percorso finalizzato a sperimentare approcci interdisciplinari per il supporto alle decisioni.

Il titolo in inglese (“Empowering Decision-Aiding: Evaluation Approaches to Complexity”) riassume lo sfondo di un’iniziativa didattica che integra e amplia le discipline e le competenze normalmente sviluppate nelle aule del Politecnico di Milano, ampliando il campo delle analisi decisionali, della pianificazione urbana e della sostenibilità. Studentesse e studenti avevano provenienze diverse, non solo da un punto di vista geografico, ma anche disciplinare: architetti e ingegneri sono stati affiancati da avvocati, studenti di scienze politiche, esperti di Nature Based Solutions e di cambiamenti climatici.
«Viviamo in un mondo complesso – spiega Alessandra Oppio, professoressa ordinaria di Estimo e Valutazione al Politecnico di Milano –. Come docenti, abbiamo la responsabilità di formare i nostri studenti con approcci e strumenti value-driven, perché possano essere decisori consapevoli nella propria attività professionale futura. L’esperienza della Summer School Idea League di quest’anno è stata molto positiva perché abbiamo dimostrato come sia possibile ricorrere a sistemi di valutazione a più fattori per progettare gli scenari della Piacenza del futuro. La trasformazione della città non può che essere l’esito di un processo aperto e trasparente, tale da consentire la ricomposizione degli interessi in gioco, promuovere l’innovazione e co-creare futuri resilienti».

Una città naturale, resiliente, competitiva: le proposte del workshop
Divisi in gruppi internazionali (e interdisciplinari) di lavoro, studentesse e studenti impegnati nel workshop del Politecnico di Milano hanno elaborato e proposto una serie di visioni per Piacenza.
A partire dai temi che l’amministrazione comunale ha messo alla base del Piano Regolatore, ovviamente. Ma guardando anche, in maniera ampia e trasversale, ai temi e ai concetti che emergono dalle esperienze internazionali e che mirano con sempre più decisione a città più ecologiche, attrattive, innovative ed efficienti. I titoli dei lavori presentati sono esemplificativi dello sguardo e dell’approccio: “Resilient Piacenza 2040”, “Green Piacenza Powered by People”, “Piacenza’s Blue and Green Backbone”, “Where Heritage Meets Innovation”, “Job Playsure”.
Piacenza appare a questi sguardi orientati al futuro come una piattaforma urbana, complessa e ricca di elementi, con connessioni sia all’interno che con gli altri territori confinanti. Una realtà che sembra sfuggire alle modalità tradizionali di lettura e interpretazione entrando in una dimensione nuova: senza pregiudizi o retoriche ma capace di cogliere le potenzialità insite nei processi trasformativi da attivare.
Studentesse e studenti hanno disegnato una città con una forte componente naturale che si riappropria di spazi, artificializzata ma allo stesso fortemente infrastrutturata (sia fisicamente che attraverso le reti digitali). In cui la società e le comunità locale hanno un ruolo decisivo per plasmare luoghi pubblici e democratici ma che non rinunciano a forme di alleanza pubblico-privato per la loro implementazione.

La docente Dell'Ovo: «Necessario un salto culturale per pianificare realtà urbane»
«Entusiasmo, curiosità, vivacità. Ragazze e ragazzi ci hanno sorpreso per il modo in cui si sono avvicinati a un’esperienza tanto sfidante quanto affascinante, sperimentando una modalità di insegnamento e di apprendimento innovativa». Marta Dell’Ovo, ricercatrice in Estimo e Valutazione, insegna al Politecnico di Milano dove fa parte del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani.
Professoressa, è sua l’intuizione di organizzare la Summer School annuale di Idea League a Piacenza: perché?
«Per due motivi principali: da una parte questo è un luogo straordinario per accogliere studentesse e studenti internazionali per un’esperienza di questo tipo. Un ambiente stimolante, una realtà che esprime e comunica innovazione e slancio verso il futuro ma anche legame con le tradizioni. È una realtà culturale che non lascia indifferenti chi viene da altri paesi, europei e mondiali. Poi c’è la specifica condizione della città di Piacenza».
Che sta pensando al proprio futuro attraverso il Piano urbanistico.
«Da anni il nostro gruppo di ricerca lavora per dimostrare che è necessario un salto culturale quando si pianifica una realtà urbana, anche non grande, come quella di Piacenza. Serve trovare un modello di valutazione che supporti la definizione di strategie e scelte che tengano insieme le diverse istanze dei portatori di interesse con una pluralità di competenze. Quindi quella piacentina è la condizione ideale per una sperimentazione sul campo».
È un modello che può uscire dal mondo accademico per impattare sui processi in corso?
«Dal nostro punto di vista è necessario che succeda. I temi ambientali, il cambiamento climatico, le necessarie trasformazioni delle infrastrutture, ma anche la tutela del patrimonio culturale, ci impongono scelte urgenti e radicali. Per prendere quelle giuste serve valutare efficacemente, e con metodo scientifico, i pro e i contro, così come gli impatti e i costi delle diverse componenti».

