Financialounge, debutta su Telelibertà un format che avvicina all'economia
Dal 17 novembre subito dopo il Tgl, cinque minuti sulle ultime notizie. «linguaggio chiaro ed empatico»

Patrizia Soffientini
|3 settimane fa

Un'immagine del nuovo Tg
Capire l’ economia non è semplice e l’Italia purtroppo soffre di un accentuato analfabetismo finanziario che, stando ai dati, coinvolge il 40 per cento dei cittadini e consumatori. Materia ostica, raccontata spesso per i soli addetti ai lavori. Il Gruppo Libertà ha deciso di superare questo gap con un nuovo format curato da Financialounge il cui editore è ProdesFin. Dal 17 novembre, dal lunedì al venerdì in coda al telegiornale di Telelibertà delle 13.15 andrà in onda l’approfondimento economico registrato il mattin ostesso alle 10.30. Ne parliamo con Paride Cleopazzo, fondatore e amministratore delegato di Financialounge.

Dottor Cleopazzo, nasce una collaborazione con la nostra emittente.
«E’ una collaborazione che a noi fa molto piacere, ci sarà il racconto dell’economia e della finanza su una emittente storica come quella piacentina che so essere molto radicata sul territorio. Mi sembra una sinergia davvero interessante».
Ci spieghi meglio come è strutturato questo format.
«Anzitutto va detto che noi produciamo da tempo un Tg che abbiamo in questo caso riconfezionato per proporre un approfondimenti. Durerà cinque minuti e proporrà le notizie più importanti di economia e finanza del giorno raccontate in una modalità e con un linguaggio chiaro e trasparente, in una chiave moderna in quanto a impaginazione e sarà un format utilizzato appunto nel palinsesto di Telelibertà».
Come nasce Financialounge?
«Diciamo che da quindici anni è presente sui mercati, noi nasciamo nel mondo di tutte le tematiche che riguardano investimenti al risparmio, fondi di investimento e poi via via abbiamo poi allargato ovviamente a tutte le varie aree della finanza e dell’economia».
Siete una testata giornalistica?
«Certo, noi oggi operiamo come testata giornalistica con una missione ben chiara, portare la finanza un pochino più vicina al lettore, allo spettatore. Si è cercato di rompere le barriere, ripeto, di un linguaggio un po’ paludato con il quale si parla di questi argomenti».
Più vicini al consumatore, allo spettatore, dunque?
«Sostanziamente la missione è proprio questa e l’abbiamo scritto anche nel logo “Human Financial Information”. La nostra visione, la nostra idea è quella di continuare a fare un’informazione che sia il più vicina possibile vicina a chi ci segue senza mai farla percepire distante, cercando di spiegare cosa c’è dietro a certe notizie. E’ una divulgazione giornalistica con l’amplificazione di tutti i nostri contenuti verso un ecosistema di collaborazioni che abbiamo da tantissimi anni con La Repubblica, Investing.com e altri siti. Abbiamo portato itemi dell’economia e della finanza anche in radio, in un format radiofonico che si chiama “Conti alla Rovescia by Financialounge” (su Spotify, striscia radiofonica di tre minuti, ndr.) dove usiamo un linguaggio radiofonico più vicino al pubblico. In Telelibertà abbiamo trovato un partner ideale, un po’ per la storia che ha, un po’ per il suo radicamento sul territorio, per noi un partner importante».
La nostra provincia presenta nelle varie statistiche sulla qualità di vita, un reddito medio pro capite fra i più alti in Italia. Ma ha anche la fama di una provincia che tende ad investire poco. Pensati di accendere un focus sul locale?
«Questo potrà essere uno sviluppo nel corso della collaborazione, ma attualmente il Tg metterà in risalto le notizie di carattere economico e finanziario più importanti della giornata, notizie a livello globale con un occhio importante sulla parte nazionale. Però non si esclude la possibilità di poter realizzare qualcosa che riguardi un poco di più il territorio».
Piacenza ha una solidità produttiva e forse una natura poco incline al rischio.
«Piacenza appartiene a una regione fra le più produttive e ricche, l’aspetto che lei cita non è una caratteristica solo dell’area di Piacenza, è una caratteristica del riparmiatore italiano molto conservatore. Noi italiani tendenzialmente investiamo in strumenti di risparmio che sono i Btp, gli strumenti a reddito fisso. Questo è frutto un po’ della cultura finanziaria che abbiamo e un po’ del fatto che probabilmente non conosciamo bene la materia del risparmio».
Non pensa che si sia soprattutto una fiducia da recuperare da parte del risparmiatore in chi gestisce i suoi soldi?
«Il tema è esattamente quello delle fiducia. Quando si conosce poco o quando arrivano certe informazioni è chiaro che se la fiducia diminuisce ti rende inerte, questa è un po’ la nostra missione, riavvicinare il consumatore alle tematiche finanziarie altrimenti, fondamentelmente perde molte opportunità».
Le responsabilità di chi sono?
«Vanno suddivise fra tutta la comunità finanziaria, il governo e le istituzioni governative finanziarie, fra industria, banche e anche i media, tutti dobbiamo fare uno sforzo per cercare di alzare la fiducia del risparmiatore italiano, oggi i risparmi investiti ormai sfiorano gli ottomila miliardi, ma se contiamo anche il patrimonio mobiliare la ricchezza degli italiani è intorno ai dodici mila miliardi. Il patrimonio è tantissimo, ma il problema è che è investito male, solo una piccola parte di questo investimento va sul produttiva, sulle azioni, tutto il resto è investito in strumenti a reddito fisso che non generano. se non pochissimo, valori di ricchezza. Oggi gli italiani hanno lltre mille e seicento miliardi sui conti correnti e questo vuol dire che non c’è fiducia nel sistema finanziario».
Ricette per migliorare?
«Il governo dovrebbe lavorare molto di più su politiche che aumentino lo stock di ricchezza degli italiani attraverso incentivazioni fiscali che permettano al consumatore di essere tutelato anche investendo sul lungo periodo in mercati azionari. Pensiamo ai Pir (Piani Individuali di Risparmio, ndr) per incentivare il risparmio e gli investimenti a lungo termine nelle piccole e medie imprese italiane, offrendo vantaggi fiscali ai risparmiatori in cambio del rispetto di specifici vincoli».
Ma oggi ci si spaventa anche per il tono delle notizie spesso internazionali.
«Certo l’industria e le banche devono pensare ad avere un rapporto più trasparente e un dialogo più vicino al consumatore, ma anche l’informazione deve smettere di essere gridata».

