Botulino, nessun caso sospetto ma massima attenzione
Dopo i tre morti nei giorni scorsi in Calabria e Sardegna abbiamo sentito l'infettivologo piacentino Marzio Sisti. Osservate speciali le conserve fatte in casa
Elisabetta Paraboschi
|4 mesi fa

Le conserve fatte in casa osservate speciali per il botulino alimentare
Basta fare una rapida ricerca in rete per capire che di botulino, a Piacenza, si parla solo se correlato a trattamenti estetici. Meglio così, verrebbe da dire: sia nel 2024 sia nel 2025 l’Ausl di Piacenza non ha registrato casi sospetti di botulino. Eppure storicamente l'Italia è la nazione europea con il più alto numero di casi: dal 2001 al 2024 se ne contano 1.276 - circa 53 l'anno - di cui 574 confermati in laboratorio e di questi il 91,6% alimentare. 15 sono i decessi. Il motivo? La tradizione radicata di confezionare conserve "fai da te", soprattutto nelle regioni meridionali: «Prevalentemente sono casi dovuti a ingestione di cibi preparati artigianalmente o in casa, anche se non è impossibile riscontrare casi di botulismo per ingestione di prodotti industriali» spiega l’infettivologo Marzio Sisti. Gli ultimi però risalgono a pochi giorni fa con due persone morte per avere mangiato una pietanza in un food truck in Calabria e una deceduta dopo avere ingerito del guacamole a un evento di Fiesta Latina a Monserrato, in Sardegna.
«Purtroppo il botulismo alimentare ha, inizialmente, una sintomatologia neurologica e oftalmologica e non necessariamente sintomi gastro-intestinali che ci possono essere, ma non sono costanti - spiega Sisti - per questo non è facile correlare i sintomi neurologici con l'assunzione di cibo. Si tratta comunque di un’intossicazione alimentare, ma i sintomi sono più sfumati: solitamente nel giro di poche ore si manifesta difficoltà della vista e della parola dato che sono colpite le terminazioni nervose dei nervi cranici. Poi subentra l’insufficienza respiratoria».
Sisti punta il dito contro le conserve fatte in casa: «È indubbio che la grande maggioranza dei casi di botulismo si riscontri nelle conserve fatte in casa, magari senza nessun rispetto delle norme - spiega - ma chiaramente non è impossibile che capitino al ristorante o in un food truck, come abbiamo visto negli ultimi casi».

