Padre Ibrahim Faltas: in un libro i 39 giorni di occupazione della Basilica della Natività

12 Dicembre 2012 23:30

“Era il 2 aprile 2002, quando l’esercito israeliano entrò nella città di Betlemme con carri armati, elicotteri, aerei militari e soldati. Un gruppo di palestinesi, 242 uomini, per fuggire alla cattura si rifugiarono nella Basilica della Natività. Abbiamo cercato di mandarli via, ma c’erano dei feriti tra di loro e non potevamo lasciarli morire. Così abbiamo ospitato delle persone armate”.

Con queste parole, padre Ibrahim Faltas, frate francescano e parroco di Gerusalemme, ha ricordato, al centro parrocchiale di Roveleto di Cadeo, i terribili momenti di occupazione interna palestinese e di assedio israeliano esterno, vissuti dieci anni fa in occasione della seconda intifada.

Trentanove giorni senza acqua, elettricità e cibo con una trentina di frati provenienti da diciassette nazionalità diverse che hanno scelto di non andarsene, di rimanere in quel luogo che dal 1217 (quando si tenne il Capitolo generale dell’Ordine dei Frati Minori per volontà di San Francesco di Assisi che segnò l’origine della Custodia di Terra Santa) affida la Basilica della Natività ai francescani, convivendo con due cadaveri, numerosi feriti e uomini armati.

Il 10 maggio 2002, attraverso il dialogo, padre Faltas raggiunge un accordo con l’esercito israeliano. 13 palestinesi, giudicati essere “pericolosi” dai militari d’Israele sono espatriati in Europa, 26 palestinesi sono portati a Gaza dove dal 2007 ricoprono ruoli di rilevanza politica e militare essendo filo-Hamas e la restante parte torna a casa.
Nonostante ciò, il problema non si è del tutto risolto. “Quando l’assedio è terminato – ha raccontato padre Faltas – e siamo usciti vivi dalla Basilica, eravamo convinti che tutto sarebbe tornato come prima. Invece, abbiamo trovato un muro, alto nove metri, che rende tutt’oggi Betlemme una prigione a cielo aperto”.
I palestinesi di Betlemme non possono uscire dalla città e chi arriva da Gerusalemme non può entrare. Assicurazione sanitaria, lavoro ed educazione sono affidati ai cristiani. Betlemme sopravvive grazie alla Chiesa e al turismo, unica fonte di reddito.

A distanza di dieci anni dall’assedio della Natività, la situazione per Betlemme rimane difficile, tagliata da un muro fisico che tiene lontano famiglie e lacerata da un muro ideologico che separa palestinesi e israeliani.
Il diario di quei tragici momenti di un lontano 2002 e delle vicine ripercussioni subite dalla popolazione di Terra Santa sono ben descritti nell’ultimo libro di padre Ibrahim Faltas intitolato: “Dall’assedio della Natività all’assedio della città”.

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