Controlli dopo la volpe “contaminata” di Ottone, “Quasi nullo il rischio biologico”

28 Gennaio 2013 18:47

«La sicurezza e la salubrità devono essere prerequisiti dei prodotti alimentari– dice il professor Piersandro Cocconcelli – la nostra situazione è tra le migliori al mondo, in linea con l’Europa». Nella terra delle tradizioni secolari per gli insaccati, quali coppa, salame e pancetta, si mangia più sicuri, tanto che il recente caso riscontrato di “trichinella” in una volpe abbattuta a Ottone è stato subito individuato, analizzato e circoscritto, oggetto oggi pomeriggio di un incontro di approfondimento all’Università Cattolica di Piacenza. «Controllare il rischio è un’operazione complessa, in quanto gran parte degli alimenti che troviamo sulle nostre tavole sono il risultato di una lunga serie di passaggi – commenta Ester Pietta (scuola di dottorato Agrisystem) -. È necessario, di conseguenza, un approccio di filiera, che assicuri la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento. Analizzando i dati pubblicati sul problema infestazione da Trichinella è possibile affermare che relativamente al ciclo domestico, il rischio di contrarre l’infestazione attraverso la carne suina o attraverso i salumi in commercio è praticamente zero». È dal dopoguerra che nella regione Emilia Romagna non si segnala un caso di infestazione dell’uomo dovuto ad ingestione di carni suine o prodotti derivati. Dal 1958 è obbligatorio l’esame trichinoscopico per tutti i suini macellati. Nel solo 2012 , nell’Istituto zooprofilattico di Piacenza, rappresentato oggi dalla dottoressa Norma Arrigoni, sono stati analizzati 12000 suini, tutti con esito negativo. Diversa è la situazione del ciclo selvatico di Trichinella nella regione. La segnalazione di Trichinella britovi in una volpe cacciata nella provincia di Piacenza, a novembre, testimonia il fatto che il parassita circola ancora tra la fauna selvatica e può essere potenzialmente trasmesso ad altre specie di interesse venatorio, come il cinghiale, e da questo, attraverso il consumo di carni crude o poco cotte, all’uomo. Nella regione Emilia Romagna le precedenti segnalazioni di Trichinella nei selvatici risalgono al 1991-92.

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