Boschi triplicati nel Piacentino in 50 anni. Alla Cattolica focus sulle frane

31 Maggio 2013 12:17

 

Dal 1954 al 1999 si sono verificati nella collina e nella montagna piacentina incrementi fino al 155 per cento di superficie boscata. Un’impennata causata dall’abbandono del terreno agricolo di alcune zone, uno dei fattori che, insieme ai crescenti fenomeni di antropizzazione in pianura, ha causato un evidente aumentare dei casi di dissesto idrogeologico. Sono questi alcuni degli elementi affrontati nella giornata di studio di oggi all’Università Cattolica, organizzata in collaborazione con l’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna, il Consiglio nazionale dei geologi, l’Università degli studi di Parma e la Regione. Nel corso della mattinata, alla presenza di docenti ed esperti, sono stati affrontati alcuni casi specifici: tra questi, la frana di Rondanera di Travo, ad esempio, che si muove a una velocità media di quindici metri al giorno, esattamente come restano ancora in movimento le altre 202 criticità segnalate in un dossier inviato dalla Provincia alla Regione e relativo alle sole frane di marzo e aprile. Ancora nel caso di Rondanera, sono stati già distrutti 500 metri di strada: questo tratto con ogni probabilità non potrà più essere utilizzato. A livello regionale (il dato è in linea con i valori provinciali), il 25 per cento della viabilità collinare e montana è interessata da frane: questo significa che in ogni chilometro di strada vi sono 250 metri ad alto rischio idrogeologico. La protezione civile dell’Emilia Romagna, nel frattempo, ha prolungato ancora una volta la fase di attenzione per criticità idrogeologica. L’allerta durerà sino alle ore 15 di lunedì giugno per la fascia appenninica: permane nel territorio appenninico una situazione di dissesto idrogeologico diffuso, con possibili aggravamenti.

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