Imu abolita, ma “vanificata” da altri aumenti. Trasporto impennato del 34%

22 Febbraio 2014 12:08

Piacenza vista dall'alto

Non è servita a nulla l’abolizione dell’Imu sulle abitazioni principali. Lo confermano i dati illustrati questa mattina nella sala “G.Piana” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza: il rapporto è stato realizzato dall’Osservatorio Cisl in collaborazione con l’Università Cattolica (in particolare è stato coinvolto il Laboratorio di economia locale) e con alcuni studenti che hanno curato parte della ricerca all’interno del proprio percorso di stage universitario.

Il dossier, arrivato alla seconda edizione, è stato presentato da Marco Campanini, studente della facoltà di Economia, alla presenza di Paolo Rizzi del Lel, Marina Molinari, segretario provinciale Cisl, Luigi Ferrari (Fnp Cisl) e i sindaci Giovanni Compiani (Fiorenzuola) e Franco Albertini (Pecorara). Le variazioni dei tributi comunali, delle tariffe al servizio idrico e di trasporto pubblico sono quasi tutte connotate da aumenti: la quasi abolizione dell’Imu sulle abitazioni principali, che avrebbe dovuto mitigare l’effetto della tassazione sui redditi, è stata di fatto vanificata dagli altri aumenti che le famiglie hanno dovuto affrontare.

Nel giro di cinque anni, ad esempio, il costo del servizio idrico è aumentato di oltre il 40 per cento. E ancora: nonostante la convenzione con la Provincia, per quanto riguarda il trasporto gli aumenti variano da un minimo del 21 per cento a un massimo del 64, con una media provinciale del 34,17% rispetto al 2011. La tassazione sulla casa è dunque globalmente aumentata nonostante l’abolizione dell’Imu e i segnali per il 2013 appaiono ancora meno rosei, specie con la sostituzione della Service Tax con la Tasi.

Entrando nel dettaglio, in valori assoluti, i Comuni che pagano un maggiore ammontare delle tariffe e tasse locali esaminate, ad eccezione del trasporto pubblico, risultano essere quelli di pianura; ma in termini di impatto percentuale sul reddito la situazione si inverte, ossia i comuni di montagna e collina si trovano a pagare anche più del doppio rispetto alla pianura per effetto di un reddito disponibile minore.

Cisl, rapporto 2014

Sala “G.Piana” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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