Omicidi di via Colombo e di Casella: arrestati i complici

17 Aprile 2014 12:56

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È il racket della prostituzione il terreno in cui sono maturati la sparatoria di via Colombo e l’assassinio del 78enne Francesco Casella: nel mondo dello sfruttamento di ragazze albanesi, condotte sulle strade piacentine, si nascondono il terzo complice dell’uccisione di Sadik Hajderi e la 28enne albanese, indagata per l’assassinio del pensionato di Sariano, colpevole, secondo gli inquirenti, di aver istigato Adriano Casella a uccidere l’anziano padre.
Entrambi, membri della stessa banda, ora sono finiti in manette, insieme ad altre 12 persone, raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione. Il terzo complice della sparatoria è stato individuato nel corso di un’ampia indagine condotta dalla squadra mobile di Piacenza, che si è intrecciata con il delitto di via Colombo, avvenuto a settembre 2013: gli agenti hanno individuato il fuggitivo, un 31enne albanese, arrestato dall’Interpol a Tirana il 1° aprile scorso.

Lo straniero, secondo gli investigatori, è colui che ha accompagnato in auto i due fratelli albanesi sul luogo della sparatoria e l’organizzatore della successiva fuga all’estero. L’uomo era riuscito a sfuggire all’arresto, a differenza dei due fratelli albanesi, finiti in carcere. Da questa stesso scenario è emerso il collegamento con le indagini dei carabinieri, sulle tracce di Suada Zylify, moglie di uno dei due albanesi e al tempo stesso femme fatale che avrebbe inscenato una storia drammatica, in cui figurava come vittima di sfruttatori, per convincere Adriano Casella a consegnarle dei soldi e poi a eliminare il padre.

La giovane, dopo l’arresto del marito, ha preso in mano le redini del vasto giro di prostituzione, attivo tra l’Italia e l’Albania, diventando parte attiva nella gestione del territorio e nella lotta con le bande rivali.
La 28enne portava in Italia decine di ragazze albanesi da inserire nel mondo della prostituzione e di recente era tornata nel Piacentino per mettere in atto lo stesso piano con cui aveva irretito Casella, sempre ai danni di un residente della provincia che questa volta non è caduto nella trappola. Un ruolo di primo piano nel racket, svelato dalle forze dell’ordine. Insieme ai due complici dei differenti delitti, che hanno profondamente scosso la comunità locale, sono state individuate altre 12 persone, uomini e donne di origine italiana e albanese, coinvolti nell’attività illecita. L’operazione è stata illustrata questa mattina dal procuratore Salvatore Cappelleri, il quale ha manifestato soddisfazione per i risultati raggiunti e per la capacità di collaborazione, messa in campo da polizia e carabinieri.

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