Una bomba ha ucciso il padre in Afghanistan: Raza cerca lavoro

17 Febbraio 2015 11:42

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Raza è nato in mezzo alle bombe, dentro la guerra. Ha visto il padre morire durante un attentato, ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza nel terrore, ha pianto gli amici che non ce l’hanno fatta. Tre anni fa è stato costretto a lasciare il suo paese, l’Afghanistan, attraversando mari e monti, aiutato da alcuni trafficanti. Non poteva fare altrimenti, Raza, ha dovuto scegliere tra la vita e la morte e ha scelto di vivere. Ma ha rinunciato a tutto.

Ghulam Raza Ramazani oggi ha 26 anni e può raccontare cose che un altro ragazzo della sua età, cresciuto in un paese libero e senza guerra, non potrebbe vedere in 5 vite. Nato il 25 gennaio dell’89 in Afghanistan, Raza non sapeva cosa fosse la pace prima di arrivare in Italia. “Amo il mio paese e un giorno vorrei tornarci” – ha raccontato ai microfoni di Telelibertà. “Là ho lasciato la mia vita, il mio lavoro, la mia cultura, la mia gente”.

Raza ha lavorato in banca e poi come mediatore culturale. Quest’ultimo impiego è stato il motivo della sua fuga, dopo le minacce di morte ricevute dai fondamentalisti. “La vita in Afghanistan non vale niente e se vieni minacciato, prima o poi ti uccidono. Da noi ammazzare una persona è come schiacciare una zanzara”. Il giovane afghano non ha avuto scelta e si è messo in viaggio. Due mesi di inferno attraverso l’Iran, la Turchia, la Grecia e infine l’Italia. Poi ancora la Francia, la Germania e il ritorno nel nostro paese. Conto finale: 10mila dollari per pagare i vari trafficanti che lo hanno accompagnato. “Vorrei fare capire che chi arriva in Italia non è un poveraccio. Io avevo un lavoro pagato molto bene nel mio paese. Noi “profughi” – dice Raza – non siamo disperati perché non abbiamo voglia di lavorare, siamo disperati perché ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Non vogliamo invadere il vostro paese per delinquere, cerchiamo disperatamente di sopravvivere”. Raza non vede la mamma e il fratello da 4 anni. Loro hanno trovato rifugio in Pakistan. Si sentono solo al telefono.

Oggi Raza vive a Piacenza dove è arrivato grazie al riconoscimento dell’asilo politico. Il progetto a cui era legato si è esaurito e il 26enne afghano cerca un lavoro e lancia un appello: “Sono disposto a fare qualsiasi cosa – dice durante l’intervista – ho imparato l’italiano e ho fatto diversi corsi. Vorrei solo un’opportunità. A Piacenza mi trovo molto bene, ho conosciuto diverse persone e mi sono integrato. Vivo in un appartamentino con altri ragazzi” – spiega alla giornalista – poi sbircia fuori dalla finestra con sguardo malinconico e sospira, il suo cuore è rimasto là, in Afghanistan.

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