Una madre: “Nessuno fa lavorare mio figlio, ex drogato”

02 Marzo 2015 19:31

Un giovane al lavoro su una  macchina utensile

Un giovane al lavoro su una macchina utensile

“Mio figlio in passato ha sbagliato, ma per ricominciare ha bisogno di lavorare”. E’ l’appello della madre di un giovane piacentino che non ha ancora compiuto 25 anni. Luca, nome di fantasia scelto per tutelarne la privacy, è originario della Valdarda e da sette mesi è uscito da una comunità di recupero del Nord Italia. Soffriva di dipendenza dalle sostanze stupefacenti. A casa la situazione era diventata insostenibile. La madre per aiutarlo ad uscire dal tunnel della droga, ha fatto davvero di tutto, facilitandone l’ingresso in comunità. Oggi, dopo essere stato seguito per circa due anni, Luca dice di stare bene. “Sono pronto a fare qualsiasi lavoro, anche come manovale” ci racconta lui stesso.

L’appello della madre si rivolge agli imprenditori. Luca ha la qualifica di montatore di macchine utensili e ha voglia di darsi da fare. “L’alternativa – spiega con preoccupazione – è la depressione. Passa le giornate davanti alla tv”.

Il grido d’aiuto della madre è indirizzato anche e soprattutto alla rete dei servizi del Sert: “Complice la burocrazia, non si sa se e quando Luca potrà cominciare un tirocinio formativo che gli garantirebbe di entrare nel mondo del lavoro e di ricominciare davvero”. Il tempo intanto passa e le preoccupazioni dei due genitori aumentano.

Interpellato al riguardo Vitantonio Scagliusi, responsabile dell’unità operativa dipendenze complesse del Sert, ha precisato che “la legge sui tirocini è stata modificata di recente. L’azienda Ausl e il Comune si sono adoperati immediatamente per ricreare una serie di strumenti a disposizione dei pazienti gravi. In questi giorni – annuncia Scagliusi – stiamo raccogliendo i primi risultati. Compatibilmente con le risorse stiamo quindi cercando di fornire delle risposte adeguate, ma è occorso un periodo di tempo per adeguarci a questi cambiamenti”.

L’unità dipendenze complesse del Sert di Piacenza segue all’incirca 400 pazienti, di cui circa il 10% potrebbe essere inserito nel percorso dei tirocini formativi.

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