Garante regionale dei minori, 8 segnalazioni da Piacenza nel 2014
05 Maggio 2015 13:59
Sono state 8 le segnalazioni al Garante regionale dei minori provenienti dal territorio piacentino, oltre 200 quelle arrivate da tutta l’Emilia Romagna. Luigi Fadiga, Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza, ha presentato oggi all’Assemblea legislativa la sua relazione sulle attività svolte nel 2014. Dai dati emerge “una interazione reciproca non del tutto scorrevole tra organo requirente e servizi territoriali”, a cui il Garante ha cercato di rimediare ponendosi come priorità proprio il “facilitare i rapporti fra istituzioni e organi regionali e statali deputati all’attuazione dei diritti del fanciullo, promuovendoli là dove insufficienti e favorendoli là dove interrotti o mancanti”, a partire dall’istituzione del “Tavolo di lavoro fra Autorità giudiziaria e Servizi socio-assistenziali”.
Analizzando la provenienza delle segnalazioni al Garante, la maggior parte arriva da Bologna (127), a seguire Modena (24), Forlì-Cesena (17), Parma e Reggio Emilia (11), Ferrara (10), Piacenza (8) e Ravenna (4).
Nella maggior parte dei casi (106) all’attività istruttoria, in taluni casi anche molto complessa, non hanno fatto seguito ulteriori interventi del Garante perché non vi erano elementi per farlo. Si tratta di situazioni in cui, dopo aver acquisito e letto gli atti e i documenti prodotti, il Garante ha ritenuto che non fossero necessari o non vi fossero gli elementi per ulteriori interventi. Rientrano in questa categoria anche tutte quelle situazioni in cui l’operato dei servizi è apparso adeguato e tutelante degli interessi dei minori.
In 38 casi sono state inviate al segnalante informazioni e consulenze su norme e procedure di tutela ed esercizio dei diritti, ad esempio sulle modalità di tutela in sede giudiziaria o sulla possibilità di fare ricorso alla cosiddetta “adozione in casi particolari”.
In 25 casi, quasi sempre separazioni con alto livello di conflittualità, sono state poste in essere azioni volte alla mediazione dei conflitti. In 18 sono stati inviate raccomandazioni, inviti o note di segnalazione alle amministrazioni competenti. In 2 la segnalazione è stata inviata all’Autorità giudiziaria minorile, e sempre in 2 casi la segnalazione è stata trasmessa ad un altro Garante regionale per le valutazioni di competenza.
Complessivamente sono stati effettuati 31 incontri, 16 con i segnalanti e 15 con i soggetti istituzionali competenti nella gestione dei casi.
La promozione dei diritti, e in particolare del diritto all’ascolto, il raccordo con i servizi territoriali e con la scuola, le iniziative di ricerca, di formazione e di aggiornamento degli operatori e i rapporti inter-istituzionali sono stati gli altri settori dove il Garante è stato attivo.
In una Emilia-Romagna in cui “la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza è certamente privilegiata”, Fadiga non manca comunque di segnalare alcune “zone d’ombra”, come ad esempio il problema dei minori fuori della famiglia di origine, per cui il Garante suggerisce di “potenziare l’affidamento familiare, ancora minoritario in Emilia-Romagna rispetto all’inserimento in comunità”, anche perché, sottolinea, “nel territorio regionale il numero di comunità è straordinariamente elevato : nel 2013 le comunità residenziali per minori erano 313 tra strutture di tipo familiare, strutture educative, comunità per la pronta accoglienza, strutture per l’autonomia e comunità per gestanti e madri con bambino, e ciò costituisce un’oggettiva difficoltà a porre in essere adeguati controlli”.
Da segnalare anche “carenze nel sistema dei servizi sociali territoriali, in cui gli enti gestori sono 57, con dieci diverse tipologie di gestione”, una situazione “chiaramente di ostacolo all’impiego di personale stabile ed alla sua formazione e che rende problematico individuare il responsabile del servizio e difficile il raccordo con l’Autorità giudiziaria, oltre a determinare ritardi e sovrapposizioni di interventi”.
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