Arbos verso la Cina, mietitrebbie in piazza. “Sono il nostro sangue”

27 Giugno 2015 12:18

ARBOS BUBBA

Si è trasformata in una grande festa di popolo la rinascita del marchio storico piacentino Arbos, pronto a lasciare la via Emilia, dove era rimasto attivo fino al 1994, per la nuova via della Seta. Acquisito dalla società cinese Lovol, infatti, il marchio è stato presentato stamattina a palazzo Gotico, alla presenza di decine e decine di ex lavoratori che non hanno voluto mancare al saluto. Centinaia i documenti consegnati dai dipendenti alla società: “Le mietitrebbie sono come il mio sangue, non le abbiamo mai dimenticate, la Arbos era la nostra famiglia” hanno detto. Il sindaco Paolo Dosi ha chiesto che Piacenza non sia solo scenario romantico del luogo di nascita del marchio (la fabbrica era dove oggi c’è il centro commerciale Porta San Lazzaro, la mensa era nei locali del Milestone), ma, con il suo polo logistico e la sua facoltà d’agraria dell’Università Cattolica, eccellenza europea, possa costruire legami forti con la società cinese, a partire da un museo sulla Arbos fino a legami economicamente solidi di scambio e sviluppo. DA PIACENZA A EXPO. Moderato da Marco Limina, direttore della rivista mensile Mad, il convegno ha visto tra i relatori Ernesto Ferrini, presidente del Club amatori macchine agricole d’epoca (Camae), Claudio Bellotti, l’avvocato Alessandro Miglioli, Massimo Zubelli di Lovol, Andrea Bedosti di Lovol. Trattori e mietitrebbie sono stati esposti in Piazza Cavalli e in Viale Pubblico Passeggio. Oggi pomeriggio, l’evento si sposterà all’Hotel Hub, ai giardini Polonia nei pressi di Expo. L’ACQUISIZIONE. Foton Lovol Heavy Industry Ltd, primario costruttore di trattori agricoli, ha un fatturato da capogiro, pari a 3 miliardi e 200 milioni di euro all’anno, e 150mila trattori e 60mila mietitrebbie prodotti all’anno (per dare la dimensione del confronto, in tutta Europa vengono prodotte all’anno 12mila macchine). Ha rilevato sia il marchio Arbos che circa 70mila disegni e progetti per vent’anni custoditi nel magazzino di via Colombo di Enio Moschini, piacentino. LA STORIA. Arbos nasce come acronimo di Armani e Boselli, storica fabbrica di biciclette. Passata nelle mani di Lodigiani, vede accorpati i due marchi con la nascita della Arbos-Bubba. Nel 1956 scompare Bubba e resta solo Arbos. Nel 1964, la Arbos viene acquistata dalla americana White. Nel 1975, la Casa americana mette tutto in liquidazione, ma la Arbos, dopo mesi di coraggiosa occupazione da parte dei lavoratori (gli stessi che avevano acquistato per alcuni mesi la fabbrica attraverso la propria liquidazione, scrivendo così una pagina unica sindacale nazionale), viene acquistata dai fratelli Magni. Nel 1994 l’azienda chiude.

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