Annega in Trebbia: “Volevamo salvarlo”. Donati gli organi di Dario

29 Giugno 2015 12:57

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I familiari di Dario Triglione, il ragazzo di Pontecurone, provincia di Alessandria, morto annegato ieri a S.Salvatore, hanno dato l’assenso alla donazione multi tessuto. Un atto di grande generosità che ha consentito all’equipe del dottor Massimo Nolli di procedere all’espianto di organi e tessuti: un gesto che significa speranza per tanti pazienti in attesa di intervento.

Grande cordoglio nella piccola comunità dove risiedeva il 26enne, padre di un bambino di soli 5 anni. Anche sulle pagine Facebook degli amici, sono innumerevoli i messaggi strazianti che ricordano Dario, molto conosciuto nella zona pavese, anche per i suoi trascorsi di calciatore dilettante. In passato aveva anche militato nelle formazioni giovanili del Milan.

Notizia delle 12.00 – L’Australia era il sogno, il figlioletto Romeo il più grande amore ma per Dario Triglione la giornata in Trebbia, ieri, si è trasformata in tragedia. Aveva solo 26 anni. Era assieme a tre amici quando ha deciso di tuffarsi nelle acque all’altezza della Diga di San Salvatore nel comune di Bobbio. Sembrava una nuotata tranquilla e invece Dario ha cominciato ad agitarsi: “All’inizio pensavamo scherzasse, ma quando abbiamo colto che qualcosa non andava, lo abbiamo raggiunto”. Il racconto di uno degli amici è drammatico: “Abbiamo provato a riportarlo in superficie una, due, tre volte ma lui si dimenava, era completamente nel panico e trascinava sott’acqua anche noi. Dopodichè è tornato sotto ed è scomparso”.

Sui roccioni della diga mai terminata, tanti ragazzi guardano la scena attoniti. Ci sono anche i giovani della Croce Rossa che in mattinata hanno affrontato alcune esercitazioni a Marsaglia. Tra di loro anche una squadra di operatori del soccorso in acqua, arrivati per primi sul posto. Il corpo senza vita è stato ritrovato dai vigili del fuoco arrivati con l’elicottero. Sul luogo del tragico incidente, anche i carabinieri di Bobbio oltre agli operatori del 118 di Bobbio e Piacenza, il soccorso alpino e ovviamente una squadra di pompieri della caserma bobbiese.

La vittima, di origini pavesi, era padre di un figlio di cinque anni. Il 26enne viveva da sempre a Pontecurone, provincia di Alessandria. Una grande passione per lo sport, è stato per anni attaccante di numerose squadre dilettantistiche prima di interrompere la carriera a causa di un infortunio al ginocchio. Si era da poco licenziato dalla ditta per cui lavorava per trasferirsi in Australia.

Quella di ieri non è la prima tragedia che si registra nel tratto del fiume Trebbia vicino alla ex diga di San Salvatore. La Regione Emilia Romagna ha posto il divieto di balneazione su “tutte le acque interne” della nostra provincia. Ma di fatto viene lasciato alla libertà personale. Sembra che nello stesso punto morì un altro ragazzo, nel 2013. Oggi ci si interroga sulla necessità di un servizio di sicurezza per la balneazione nei posti più frequentati per evitare che tragedie simili si ripetano.

BAGNI IN FIUME, TANTE INSIDIE: I CONSIGLI DELL’ESPERTO – “Gli specchi d’acqua non custoditi possono nascondere insidie.  Bisogna fare attenzione soprattutto a tre aspetti: la temperatura corporea, il rispetto della digestione e l’importanza di immergersi con almeno un compagno esperto che possa dare l’allarme in caso di pericolo. Inoltre, è fondamentale non sottovalutare le correnti”. All’indomani della tragica morte del 26enne pavese a San Salvatore, sono questi i consigli forniti da Moreno Paraboschi, responsabile provinciale della formazione degli assistenti ai bagnanti della Fin, Federazione Italiana Nuoto.

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