Disturbo da gioco d’azzardo, in cura anche due neomaggiorenni
12 Febbraio 2019 11:00
La vergogna, il tentativo di recuperare i soldi perduti, la sensazione di non essere compresi, il baratro. Sono gli stati d’animo delle persone affette da disturbo da gioco d’azzardo, una malattia seria che non si cura con i farmaci e per la quale sono in pochi a chiedere aiuto. I malati accertati seguiti dal sistema sanitario piacentino attraverso il Sert dell’Ausl di Piacenza sono 174, i nuovi casi nel 2018 sono stati 53 e tra loro figurano anche 2 neomaggiorenni; la fascia d’età più colpita è quella tra 40 e 60 anni. I numeri sono in linea con quelli dell’anno precedente mentre rispetto al 2010 sono quasi triplicati.
“Chi si presenta da noi – spiega il dottor Maurizio Avanzi, responsabile Sert Levante-Ponente dell’Ausl – rappresenta solo la punta della punta dell’iceberg perché in almeno 3mila famiglie piacentine esiste questo problema”. Si tratta prevalentemente di uomini di ogni età mentre le donne, che rappresentano circa il 20% dei malati, hanno tra i 50 e i 70 anni. “Non esiste un soggetto più a rischio perché tutti hanno la possibilità di sperimentare il gioco. Il pericolo più grande è quello di vincere o vedere vincere” specifica l’esperto. Gli strumenti per giocare sono sempre di più e molti sono online. Tra le persone in cura nel Piacentino 135 hanno manifestato la dipendenza da slot machine (divise in New slot che sono quelle dei bar e Vlt presenti nelle sale gioco), 16 da scommesse sportive e 11 lotterie istantanee. “Le persone chiedono aiuto a noi quando non ci sono altre alternative – spiega Avanzi -; cerchiamo subito di tranquillizzare chi ha contratto dei debiti per far capire che si possono affrontare anche tramite servizi di consulenza appositi. Abbiamo una equipe di esperti che segue i pazienti, il percorso dura almeno un anno”.
Il denaro rappresenta il primo campanello d’allarme. “Ad ammalarsi sono anche persone che hanno sempre gestito i soldi in casa. Consigliamo ai familiari di tenere d’occhio il conto corrente”. Per i familiari, soggetti in cui la rabbia si mischia alla delusione esistono percorsi creati anche grazie alla collaborazione fondamentale di associazioni come La Ricerca e L’Arco. “Questa patologia spesso è il segreto di Pulcinella: lo sanno i gestori dei bar o delle sale gioco, la gente che frequenta questi locali, gli impiegati di banca e alcuni amici. Ci vuole un amico vero che rompa il silenzio e segnali il problema ai familiari prima che la situazione degeneri” consiglia il dottor Avanzi.
Tra le iniziative lanciate dalle istituzioni per combattere la dipendenza da gioco ci sono i marchi slot free per i locali che rinunciano alle macchinette e il regolamento regionale che impone la distanza delle sale gioco di almeno 500 metri dai luoghi sensibili.
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