Dalla siccità alla grandine, dal gelicidio alle frane: dodici mesi di clima pazzo

01 Gennaio 2020 00:10

Dalla pioggia gelata al caldo africano. Dalla siccità alle grandinate, per finire con frane e strade spezzate. Il clima impazzito non ha risparmiato Piacenza e provincia nel corso di un anno, il 2019, dove il maltempo ha provocato milioni di euro di danni a case, strade e campi. I piacentini hanno ormai preso confidenza, purtroppo, con una parola nuova e portatrice di pesantissimi disagi: il gelicidio.

Dopo le nevicate di fine gennaio, si è abbattuta sul nostro territorio la pioggia gelata che ha provocato black out elettrici e la caduta di decine di alberi. Lugagnano, Morfasso e i Comuni dell’Alta Valnure chiesero lo stato di calamità, ma tutta la zona collinare e montana fu flagellata.
Poco dopo, scatto un altro allarme, che suonò come paradossale: la primavera anticipata aveva portato alla siccità invernale, con fiumi e invasi a livelli bassissimi e grandi preoccupazioni per l’agricoltura. Addirittura divamparono incendi nei boschi rinsecchiti. A fine marzo si toccarono addirittura i 25 gradi, ma pochi giorni dopo tornò la neve.

Una seconda ondata di maltempo e di danni si abbatté a fine maggio su tutto il territorio, dalla pianura alla montagna con allagamenti, frane, strade interrotte e case isolate. Da Calendasco a Cerignale, passando per la Val Tidone, la Val Trebbia, la Val Nure e la Val d’Arda: un vero disastro, peraltro in un periodo cruciale per l’agricoltura, che infatti subì danni enormi.

Poi è arrivato il caldo africano, spezzato in estate da tremende e frequenti grandinate tra luglio e agosto, con chicchi grandi come uova a devastare le colture e a mandare in fumo buona parte della stagione, non solo del pomodoro e uva.

Ancora peggiori gli effetti delle piogge autunnali: tra ottobre e novembre i nubifragi, le nevicate e il vento forte hanno provocato frane, smottamenti e allagamenti che hanno provocato danni enormi, a cominciare dall’interruzioni di numerose strade. La sola Provincia ha stimato in 34 milioni di euro i soldi necessari a sistemare la viabilità di propria competenza. Il Po ha superato gli 8 metri di piena, ma a fare paura sono stati soprattutto i fiumi minori e i torrenti. La mente non può che tornare alla drammatica alluvione del 14 settembre 2015. A quattro anni di stanza, è arrivata l’ennesimo dolore per tutti coloro che ne sono rimasti coinvolti, non solo per i familiari delle tre vittime: secondo gli inquirenti, nessuno ha avuto responsabilità penali per quanto accaduto, dunque anche il supplemento di indagine si è chiuso con la richiesta di archiviazione. Nessun colpevole. Una decisione difficile da accettare per tutta la comunità piacentina.

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